“Produzione vuol dire per Marx produzione / riproduzione di rapporti di produzione. Là dove la teoria economica non può che leggere lo spazio delle tecniche, la critica rileva l’articolazione delle classi e la modalità del lavoro diviso che definisce l’intero sistema capitalistico. Là dove la teoria economica rileva le condizioni della produzione, la critica individua il ‘modo’ di produzione. È questo uno dei punti fondamentali dello scarto: la presenza e l’assenza del concetto di modo di produzione. Svincolata dalla sua neutralità di risultato, la produzione si risolve nella complessità dei suoi presupposti: le condizioni di produzione sono allora per Marx leggibili come divisione del lavoro, modalità della sua distribuzione e potere sul processo di riproduzione sociale. Particolarmente importante un passo del terzo libro del ‘Capitale’, del capitolo 51. «Se il modo di produzione capitalistico presuppone questa forma sociale determinata delle condizioni di produzione, le riproduce anche continuamente. Non riproduce solamente i prodotti materiali, ma riproduce continuamente i rapporti di produzione, nell’ambito dei quali quelli vengono prodotti, e con essi i rapporti di distribuzione corrispondenti. (…) Possiamo dire che il capitale presuppone a sua volta una ripartizione, precisamente l’espropriazione degli operai dalle condizioni di lavoro, la concentrazione di queste condizioni in mano di una minoranza di individui, ecc. Ma questa distribuzione è completamente distinta da quella che si intende per rapporti di distribuzione. (…) Questi vengono intesi come l’insieme dei vari titoli che si riferiscono a quella parte del prodotto che è destinata al consumo individuale. I rapporti di distribuzione, ai quali abbiamo accennato prima, costituiscono invece fondamenti di specifiche funzioni sociali che nell’ambito dello stesso rapporto di produzione spettano a determinati agenti dello stesso in contrasto ai produttori diretti. Essi danno alle condizioni di produzione stesse e ai loro rappresentanti una qualità sociale specifica. Essi determinano tutto il carattere e tutto il movimento della produzione» (3). La scissione tra produzione e distribuzione, la necessità quindi della loro relazione, la lettura della produzione ‘sub specie’ della distribuzione, con cui la teoria neoclassica cercherà di controllare il campo dei suoi oggetti, sono possibili solo grazie a una riduzione di complessità esercitata sulla produzione. Questa riduzione possiamo chiamarla la lettura tecnologica della produzione. È importante rilevare che la lettura tecnologica costituisce non solo una delle più specifiche condizioni-base dell’istituzione della teoria economica borghese, ma anche una delle deviazioni ideologiche più tenaci e non casuali dentro il marxismo. Colletti ha chiaramente messo in luce questo aspetto nell’esame di Bernstein e della Seconda Internazionale. La scissione tra produzione e distribuzione è implicita nella lettura tecnologica. Il modo di produzione diventa il livello delle tecniche. Non ci sono modi di produrre. Si produce e basta: al massimo il problema riguarda il modo di ripartire ciò che si è prodotto. La torta è già fatta: il modo con cui la si è cucinata non si può mettere in questione se non in termini di efficienza” (pag 22-24) [Salvatore Veca, ‘Marx e la critica dell’economia politica, Aut Auto, Milano, n. 133, gennaio-febbraio 1973, pag 15-52] [(3) K. Marx, ‘Il Capitale’, trad. it., M.L. Boggeri, libro III, Roma, Editori Riuniti, 1970, p. 997]