“Ma qui appunto si ripropone il problema. Quali bisogni soddisfare? E a chi spetta stabilire una graduatoria fra i bisogni da privilegiare e quelli da accantonare, fra i bisogni che, sulla base di un preciso giudizio di valore, costruiscono la persona e quelli che, alla fine, la riducono ad oggetto, sino a farne una cosa, anzi una ‘merce’, secondo l’aspra denunzia di Marx? «Con la massa degli oggetti – ha scritto appunto il giovane Marx – cresce il regno degli enti estranei cui l’uomo è sottomesso e ogni nuovo prodotto è una nuova potenza di reciproco inganno e di reciproco spogliamento» (11)” (pag 30); (…) “Ancora una volta, forse, la verità sta nel mezzo. È utopistico pensare al “non lavoro” come luogo di libertà quando il lavoro sia e continui ad essere il regno della necessità, nel quadro di una società in cui la diffusa presenza di forme di lavoro alienato inserisce vaste componenti di anonimato e di massificazione: non si può liberare il “tempo libero” senza liberare nello stesso tempo il lavoro. Questo progetto di liberazione non può confrontarsi soltanto con le strutture della società capitalistica, come pensava Marx (18), ma deve investire il problema della tecnica nella sua essenza, nelle costanti che si riproducono tanto nelle società capitalistiche quanto in quelle socialiste. In caso contrario non resta che il rifiuto della tecnica (19) (…)” (pag 54) [(11) C. Marx, ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 236. Ma si tratta, come noto, di un tema ricorrente in Marx, legato com’è a quello dell’alienazione, sul quale si veda la puntualizzazione di C. Camporesi, ‘Il concetto di alienazione da Rousseau a Sartre’, Sansoni, Firenze; 1974; (18) Per una rilettura della concezione marxiana del lavoro, cfr M. Richta, ‘Civiltà al bivio’, cit., specie alle pp. 97 e ss.; ma si veda anche H. Marcuse, ‘Ragione e rivoluzione’, Il Mulino, Bologna, 1966, pp. 309 e ss.; (19) Atteggiamento in un certo senso “esemplare” di questo atteggiamento fondamentale reazionario, in senso culturale più che propriamente politico, è quello di G. Bernanos di cui si vedano ‘La Francia contro la civiltà degli automi’, Morcelliana, Brescia, 1947; gli ‘Ultimi scritti politici’, id., 1965 e soprattutto gli ‘Essais et écritis de combat’, a cura di M. Estève, Gallimard, Paris, 1971] [Giorgio Campanini, ‘La società industriale fra ideologia e utopia’, Franco Angeli editore, Milano, 1978]