“L’impostazione militare dello schieramento moderato fautore della guerra regia, come è noto, privilegiava l’esercito regolare e permanente e negava, in sostanza, ogni possibilità di efficace autonomia politica alla guerra di popolo, alle masse armate, alla leva insurrezionale volontaria» (50). La linea mazziniana, al contrario, favorevole ad una guerra per bande, che aveva ottenuto, indiscussa, l’egemonia all’interno dell’emigrazione politica fino al ’48 (51), si radicava in quell’ elaborazione presente in Italia fin dal 1799 e, ancor di più, dalla Restaurazione, che era giunta, nel 1830, ad un certo grado di sistemazione teorica nel pensiero di Carlo Bianco (52). Dopo l’ esperienza del ’48-’49 ambedue queste ipotesi vengono dal Pisacane dichiarate fallite. Non soltanto l’ esercito permanente o stanziale ma anche la teorizzazione mazziniana della guerra partigiana viene aspramente criticata. “Il metodo di guerreggiare per bande – egli scrive – è tenuto come un modo speciale di far la guerra, mentre esso non è altro che l’infanzia dell’ arte militare (53). Convinto di come l’esperienza del biennio appena trascorso avesse evidenziato la necessità, già nella fase insurrezionale, di un esercito popolare capace di battersi, oltreché per cacciare lo straniero, per la creazione di un radicalmente nuovo assetto sociale, Pisacane salda il problema militare a una strategia politica complessiva, rovesciando le tesi tradizionali dei mazziniani e portando un deciso attacco al volontariato e allo spontaneismo tipici della militanza democratico-repubblicana (54). Il rifiuto della meccanica alienante tipica del militarismo borbonico, praticamente riprodotta nel sistema regio e moderato; si accompagna alla revisione critica della mazziniana guerra per bande (o guerra partigiana o guerra di montagna o guerriglia). Revisione critica nel senso che il Napoletano, se ad essa riconoscerà, non dissimilmente a quanto era stato scritto sulla ‘Neue Rheinische Zeitung’ (55), un certo grado di utilità specialmente se impiegata in sintonia con l’azione dell’esercito popolare, con altrettanta chiarezza le negherà qualsiasi funzione autonoma (56). Secondo Pisacane, il modo più corretto di fronteggiare il nemico è quello di ‘fare massa’ già nella fase insurrezionale; assunto in cui è ravvisabile, più che la fonte proudhoniana, l’influenza della dottrina militare dell’insurrezione teorizzata dal suo maestro ed amico Mariano d’Ayala. Dopo la concentrazione, fuori città (58), delle forze popolari, è subito necessario operare per la trasformazione della massa in esercito poiché il compito fondamentale che la dirigenza rivoluzionaria può (e deve) darsi è quello della costituzione di milizie popolari per la fondazione della ‘nazione armata’. In contrapposizione alla teoria dell’esercito permanente che esigeva, per chi vi apparteneva, la rinuncia alle qualità civili (59) Pisacane propone la teoria del ‘cittadino-soldato’. «Ogni cittadino – egli scrive – correrà alle armi [se] interessato materialmente alla causa che difende» (60). Una teoria (sintetizzata, nelle pagine finali della ‘Guerra combattuta’, attraverso la formula ‘militi tutti, soldati nessuno’ (61) cui Pisacane, confortato dall’autorità del Machiavelli, giunge attraverso l’intuizione della necessità di collegare la «costituzione militare» alla «costituzione politica» (62). Al di là di accademici paralleli, pure edificabili, con quelle che saranno, in alcuni momenti, le impostazioni politico-militari di un Lenin, di un Trotsky, di un Lin Piao (63), è la richiesta di politicizzazione della questione militare, oltre alla sottolineatura del ruolo rivoluzionario della massa e alla importanza attribuita alla scienza e alla pratica militari (considerati come strumenti di cui le classi popolari devono appropriarsi per la risoluzione vittoriosa dei grandi conflitti storici) il punto più originale che qualifica Pisacane all’interno della sinistra democratica risorgimentale” (pag 51-58) [Luciano Russi, ‘Pisacane e la rivoluzione fallita del 1848-49’, Jaca Book, Milano, 1972] [(50) Emblematico, a tale riguardo, può considerarsi il programma militare ricavabile dagli ‘Studii sulla Guerra d’indipendenza di Spagna e Portogallo scritti da un Ufficiale italiano’ (Torino, 1847) di Cesare Balbo, in ‘Scritti politici’, a cura di E. Passamonti, Roma, 1936; (51) «Questo gretto spirito, non di corpo, ma di bande – noterà più tardi P. – era così radicato nel ’48, e nella legione Garibaldi più che altrove, che si promuoveva la diserzione negli altri corpi per ingrossare le file del proprio» (P. ‘Saggi’, cit., IV, p. 209 n.); (52) Cfr. Carlo Bianco di Saint Jorioz, ‘Della guerra nazionale d’insurrezione per bande, applicata all’Italia’, 1830, 2 voll. (…). La prima adesione teorica di Mazzini alla guerra per bande può essere individuata nel documento ‘Istruzione generale per gli affratellati’ (1831) della “Giovane Italia” con il quale si ribadiva l’idoneità della guerriglia per la conquista dell’indipendenza (cfr. Mazzini, S.E.I., cit., II, pp. 53-54); (53) P., ‘Guerra combattuta’, p. 311 (…); (54) In maniera radicalmente diversa dalla prassi mazziniana era impostata la questione militare, dopo il ’49, anche dal De Cristoforis. Nella sua ‘Che cosa sia la guerra’, pubblicata postuma, lo scrittore d’ispirazione proudhoniana, dalla valutazione dell’influenza esercitata sull”arte militare’ sia dalla rivoluzione francese che dall’impero napoleonico, aveva individuato nel “principio della massa” la base della nuova scienza militare e nello “urto della massa” la dinamica e la legge economica ai fini della vittoria. Cfr. F. Della Peruta, I dem., etc, p. 154; (55) «I piemontesi – si legge – hanno commesso un errore enorme fin dall’inizio, contrapponendo agli austriaci soltanto un esercito regolare… Un popolo che vuole conquistare l’indipendenza non deve limitarsi ai mezzi di guerra ‘ordinari’. L’insurrezione di massa, la guerra rivoluzionaria, la guerriglia dappertutto, sono gli unici mezzi con i quali un piccolo popolo può vincerne uno più grande, con i quali un esercito più debole può far fronte ad un esercito più forte e meglio organizzato» (F. Engels, ‘Die Niederlage der Piemontesen’, in “Neue Rheinische Zeitung”, apr. 1849, in K. Marx – F. Engels, ‘Sul Risorgimento italiano’, Roma, 1959, pp. 89-92); (56) La guerriglia (più volte definita ‘chimerica idea sparsa in Italia o insieme di assurde e perniciosissime idee, specialmente quando viene proposta come ipotesi centrale e struttura portante dell’intero movimento rivoluzionario) «potrà essere elemento integrativo dell’azione di un esercito che si batte – scrive P. -, di una città che si difende ostinatamente e richiama su di sé il grosso delle forze regolari avversarie; ma non basterà mai da sola a portare alla decisione» (P., ‘Guerra combattuta’, cit., p. 311). D’altra parte «difendere a palmo a palmo, e casa per casa, la città, è un genere di guerra che non può ordinarsi…; il popolo bisogna che lo faccia spontaneamente» (P. ‘Guerra combattuta’, cit., p. 275) (…); (57) Per la posizione del D’Ayala, contraria al ‘putsch’ come ai tentativi isolati e parziali, per diverse motivazioni accostabile alla fondamentale preoccupazione pisacaniana di fare ‘massa’ con un numero imponente, organizzato, disciplinato e armato, rinvio a M. D’Ayala, ‘Memorie di Mariano D’Ayala e del suo tempo’, Torino, 1886, passim e, in particolare p. 62 e p. 89; (58) «Io sono partegiano delle sollevazioni in città – scriverà al Pateras nel 1857 – seguo le tradizioni di Masaniello, di Balilla, dei Straccioni a Lucca, di Milano, di Brescia, di Palermo… tradizioni nostre non francesi» (P., ‘Epistolario’, cit., p. 349); (59) «Nelle diverse epoche dacché la storia comincia – egli nota – vediamo le milizie perpetue sorgere al tramonto delle libertà; fra un popolo libero non è mai esistito un esercito permanente, mai la libertà è durata dove è sorto un esercito permanente» (P., ‘Saggi’, cit., IV, p. 46); (60) P., ‘Guerra combattuta’, cit., p. 280; (61) P., ‘Guerra combattuta’, cit., p. 311. «L’arte della guerra – egli aggiunge – non dovrà più essere il monopolio di pochi, ma la nazione tutta dovrà essere guerriera» (P., ‘Guerra combattuta’, cit., ibidem). (…); (62) «Machiavelli sentì il primo la necessità – scriverà nell’introduzione ai ‘Saggi’ – [di legare] indissolubilmente la costituzione militare alla civile, non che l’arte militare con esse» (P., ‘Saggi’, cit., I, p. 7 (…); (63) È stato rilevato come la critica pisacaniana della guerriglia e della guerra per bande possa essere paragonata alla critica leninista dell’estremismo e delle forme violente infantili (cfr. Lenin, ‘La guerra partigiana’, in “Opere”, Roma, XI, pp. 194-195). È stato, altresì, notato come la formula pisacaniana del ‘cittadino soldato’ presenti una certa analogia con la critica che Lenin conduce dell’esercito come corpo separato dal proletariato e con l’obiettivo rivoluzionario di ‘tutto il popolo in armi riunito nei soviet’, il vero organo politico che deve «dirigere lo Stato» (Cfr. Lenin, ‘Opere complete’, cit., XXIV, p. 101 e segg). Oltre l’analogia tra il pisacaniano ‘militi tutti, soldati nessuno’ e il bolscevico ‘fucile sulla spalla dell’operaio’, si è rilevato, ancora, come l’eleggibilità dei gradi teorizzata dal primo anticipi l’elettività delle cariche realizzata nell’esercito della Russia rivoluzionaria. Ma, a parte l’inutilità di accostamenti del tutto esterni, c’è da notare, per quanto riguarda le modalità di elezione, che mentre nell’esercito bolscevico tutti i gradi erano dati dai soldati, nell’ipotesi pisacaniana «i militi eleggeranno i bassi ufficiali, questi i Tenenti, i Tenenti nomineranno il Capitano… In virtù di tali norme, i generali dell’esercito nomineranno il comandante supremo di esso» (P., ‘Ordinamento dell’esercito italiano’, in ‘Saggi’, cit., IV, pp. 169-170). Cfr. anche P., ‘Scritti vari’, cit., III, pp. 88-89 e P., ‘Saggi’, cit., IV, p. 152. Una certa convergenza concettuale è stato denunciata anche tra la dialettica stabilita da P., circa il rapporto struttura militare – istituzione sociale e la definizione trotskista dell’esercito come «immagine … concentrata dei rapporti sociali» (Trotsky, ‘Storia della rivoluzione russa, I, p. 278)]
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- Articolo pubblicato:13 Maggio 2025