“Poiché in Gran Bretagna la maggior parte delle terre era coltivata sulla base di contratti di affitto, a causa dei quali si creava una radicale dicotomia tra chi aveva la proprietà della terra e chi effettivamente la coltivava (63), la rendita fondiaria che tendeva naturalmente ad aumentare per l’aumento della ricchezza della società (64), andava a finire nelle mani dei proprietari: «Essi – scriveva Mill (65) – diventano più ricchi quasi dormendo, senza lavorare, senza rischiare e senza risparmiare. Che diritto possono avere, secondo i principi generali della giustizia sociale, a questo incremento di ricchezza?». Da qui la proposta di una tassazione speciale sulla terra, con l’obiettivo di avocare allo Stato, cioè di nazionalizzare, quella quota di aumento della rendita dovuta non ai miglioramenti, ma all’aumento della ricchezza nazionale (66). Socialismo milliano? Il carattere di queste proposte può indurre a ritenere che lo scetticismo con cui la maggior parte dei commentatori ha considerato la professione di fede socialista presente nell’ ‘Autobiography’ (67) non sia in realtà giustificato. Certamente Mill non sembra aver avuto alcuna simpatia verso il cosiddetto “socialismo scientifico”, cioè il pensiero di Marx (68); tuttavia alcune delle sue posizioni politiche si muovevano in una prospettiva socialista” (pag 137-138) [Claudio Cressati, ‘La libertà e le sue garanzie. Il pensiero politico di John Stuart Mill’, Il Mulino, Bologna, 1988] [(63) Questo fenomeno era ancor più accentuato in Irlanda dove in contratti avevano breve durata e dove la maggior parte dei proprietari si disinteressava completamente della conduzione delle proprie terre, limitandosi a riscuotere i canoni e vivendo per lo più in Inghilterra. Mill si interessò particolarmente al problema irlandese (…); (64) Sulla rendita e sul perché del suo aumento all’aumentare della ricchezza nazionale (teoria questa già formulata da Adam Smith) vedi il capitolo sedicesimo, libro secondo dei ‘Principles’; (65) J. Mill, ‘Principles’, cit., pp. 819-820), trad. it, cit., p. 1077; (66) «Egli pensava di poter distinguere all’interno della rendita la parte che era dovuta alle migliorie da quella dovuta agli effetti esterni dei cambiamenti sociali, come la crescita delle città o specialmente la crescita della domanda di cibo»: P. Schwartz, op. cit., p. 205; (67) Nell’ ‘Autobiography’ (cit. p. 239, trad. it. cit:, p. 180) Mill scriveva che «l’ideale di massimo progresso» sostenuto da lui e dalla moglie li avrebbe fatti «classificare decisamente sotto la designazione generale di socialisti». Tra coloro che mostrano di non credere al «socialismo» milliano vedi M. Cranston (…) L. Robbins (…) A. Straniscia (…); (68) Riguardo ai rapporti tra Mill e Marx, mentre questi conosceva gli scritti di Mill (che infatti è citato varie volte in ‘Das Kapital’), quest’ultimo non fa menzionedell’autore tedesco. Cià ha portato J.S. Schapiro (‘John Stuart Mill, Pioneer of Democratic Liberalism in England’ in “Journal of the History of Ideas”, IV (1943), p. 147) a sostenere che “Journal of the History of Ideas», IV (1943), p. 147) a sostenere che «non si potrà mai ripetere abbastanza che Mill non conosceva nulla di Marx o del marxismo». L.S. Feuer, in un numero successivo della medesima rivista (‘John Stuart Mill and Marxian Socialism’, X, (1949), pp. 297-304), ritiene di poter affermare che, quando Mill, esponendo al critico e storico danese Georg Brandes la sua opinione sulla Prima Internazionale (J.S. Mill, ‘Later Letters’, cit., pp. 1874-1875); lettera del 4 marzo 1872), critica coloro che «vogliono espropriare tutti e abbattere tutti i governi esistenti, senza preoccuparsi, quanto al presente di cosa bisognerebbe mettere al loro posto», egli intenda riferirsi a Marx. Della stessa opinione è anche A. Staniscia (op. cit., pp. 285-288) che rileva come «il Mill dimostra di conoscere, anche se per sommi capi, il pensiero di Marx». In realtà è possibile che Mill avesse conoscenza almeno del ‘Manifesto del partito comunista’, la cui prima edizione inglese – come si ricava dalla prefazione all’edizione tedesca del 1872 – era uscita a Londra nel 1850 (inoltre vi è anche la possibilità che Mill abbia letto la traduzione in francese, lingua che padroneggiava molto bene) (…)]
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- Articolo pubblicato:13 Maggio 2025