“«Se un chicco di orzo trova le condizioni per esso normali, se cade su un terreno favorevole, sotto l’influsso del calore e dell’umidità subisce un’alterazione specifica, cioè germina; il chicco come tale muore, viene negato, e al suo posto spunta la pianta che esso ha generato, la negazione del chicco. Ma quale è il corso normale della vita di questa pianta? Essa cresce, fiorisce, viene fecondata e, infine, a sua volta produce dei chicchi di orzo e, non appena questi sono maturati, lo stelo muore, viene a sua volta negato. Come risultato di questa negazione della negazione abbiamo di nuovo l’originario chicco di orzo, non però semplice, ma moltiplicato per dieci, per venti, per trenta» (1). Per illustrare la terza legge della dialettica Federico Engels nella sua polemica con Dühring giustapponeva temerariamente questa posizione botanica ad un’altra matematica. «Prendiamo una qualsiasi grandezza algebrica, per esampio a. Neghiamo questa negazione moltiplicando -a per -a, avremo così +a², cioè la primitiva grandezza positiva, ma ad un grado più elevato ossia alla seconda potenza (2). Jacques Monod all’inizio del capoverso «Il fallimento epistemologico del materialismo dialettico» nel secondo capitolo del suo libro ‘Il caso e la necessità’, qualifica lo specioso raffronto dell’Anti-Dühring una balordaggine. Certo che questa operazione di Engels à maldestra e la voce dialettica, come vedremo, ‘è tutt’altro che pacifica’ nel linguaggio materialistico, il cui fallimento epistemologico, ciò non di meno, è tutto da dimostrare. Come l’estrapolazione arbitraria di Monod dal testo di Engels è tutta da giustificare. (…) Mi pare che il biologo famoso, con quasi un secolo di ritardo, cada nell’interpretare l’Anti-Dühring più o meno nello stesso errore del meno famoso liberalpopulista Mikhailovski, che è poi l’errore che rese famoso Dühring: il non aver capito che la dialettica hegeliana è rifiutata da Marx. Vale quindi la pensa di rileggere la risposta di Lenin a Mikhailovski: «La magnifica lezione che Engels impartisce a Dühring può per intero essere rivolta anche al signor Mikhailovski, il quale afferma esattamente la stessa cosa, e cioè che per Marx l’avvenire si regge esclusivamente all’estremità della catena hegeliana e che la convinzione della sua inevitabilità può essere soltanto fondata sulla fede. Non sarà superfluo, mi pare, rilevare a questo proposito che tutta questa spiegazione di Engels si trova nello stesso capitolo nel quale si parla del seme, della dottrina di Rousseau e di altri esempi con le dichiarazioni così chiare e categoriche di Engels (e di Marx al quale fu letto preventivamente il manoscritto di quest’opera), affermanti che non si può nemmeno parlare di ‘dimostrare’ una cosa qualsiasi con le triadi o che non si può introdurre nella rappresentazione del processo reale i «termini convenzionali» di queste triadi, debba essere del tutto sufficiente per comprendere quanto sia assurda l’accusa di dialettica hegeliana lanciata contro il marxismo» (3)” [Gigi Bailo, ‘Struttura al negativo’, Bulzoni, Roma, 1977] [(1) F. Engels, Antidüring’, a cura di V. Gerratana, Roma, Editori Riuniti, 1968, pag 144; (2) Ibid., pag 145; (3) V.I. Lenin, ‘Che cosa sono gli amici del popolo’, in ‘Opere’, Roma, Ed: Riuniti, 1965, pag 37-38]
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- Articolo pubblicato:8 Aprile 2025