“Per una ricostruzione del pensiero politico di Gramsci il concetto-chiave, il concetto da cui occorre prendere le mosse, è quello di ‘società civile’. Conviene partire dal concetto di società civile piuttosto che da quello di Stato perché rispetto al primo più che rispetto al secondo l’uso gramsciano si discosta tanto dall’uso hegeliano quanto da quello marxiano e engelsiano. Da quando il problema del rapporto Hegel-Marx si è spostato dal confronto tra i metodi (l’uso del metodo dialettico e il cosiddetto rovesciamento) al confronto ‘anche fra i contenuti’, – per questa nuova prospettiva è stata fondamentale l’opera di Lukács sul giovane Hegel, – i paragrafi dedicati da Hegel all’analisi della società civile sono stati studiati con maggior attenzione: la maggiore o minore quantità di hegelismo in Marx si valuta ormai ‘anche’ dalla maggiore o minore misura in cui la descrizione della società civile in Hegel (più precisamente della prima parte sul sistema dei bisogni) possa venir considerata come una prefigurazione dell’analisi e della critica marxiana della società capitalistica. Alla rilevazione di questo nesso tra l’analisi marxiana della società capitalistica e l’analisi hegeliana della società civile diede occasione lo stesso Marx in un noto passo della Prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’, là dove scrisse che la sua revisione critica della filosofia del diritto di Hegel «arrivò alla conclusione che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello Stato non possono essere compresi né per se stessi, né per la cosidetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali dell’esistenza, il cui complesso viene abbracciato da Hegel, seguendo l’esempio degli inglesi e dei francesi del secolo XVIII, ‘sotto il nome di “società civile”; e che l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica» (1). Ma di fatto, da un lato gli interpreti della filosofia del diritto di Hegel ebbero tendenza a concentrare la loro attenzione sulla teoria dello Stato e a trascurare l’analisi della società civile, – la cui importanza emerse negli studi hegeliani attorno agli anni ’20; – dall’altro, gli studiosi di Marx ebbero per lungo tempo la tendenza a considerare il problema dei rapporti con Hegel esclusivamente alla luce dell’accoglimento da parte di Marx del metodo dialettico. È noto che nei maggiori studiosi italiani di Marx, come Labriola, Croce, Gentile e Mondolfo, alcuni dei quali erano o hegeliani o studiosi di Hegel, non si trova alcun accenno al concetto hegeliano di società civile (per quanto si trovi in Sorel). Gramsci è il primo scrittore marxista che si serve per la sua analisi della società, con un riferimento testuale, come vedremo, anche ad Hegel, del concetto di società civile. Senonché, a differenza del concetto di Stato, che ha dietro di sé una lunga tradizione, il concetto di società civile, che deriva da Hegel e ricorre attualmente in ispecie nel linguaggio della teoria marxiana della società, viene usato, anche nel linguaggio filosofico, in modo meno tecnico e rigoroso, con significati oscillanti che richiedono una certa cautela nella comparazione, e qualche precisazione preliminare. Credo utile fissare alcuni punti, che meriterebbero un’analisi assai più approfondita di quella che mi sia consentita e di cui sia capace. a) In tutta la traduzione giusnaturalistica l’espressione ‘societas civilis’, anziché designare la società prestatuale, come avverrà nella tradizione hegelo-marxistica, è sinonimo, secondo l’uso latino, di società politica, quindi di Stato: Locke usa indifferentemente l’uno e l’altro termine; in Rousseau ‘état civil’ sta per Stato; anche Kant che insieme con Fichte è l’autore più vicino a Hegel, quando nella ‘Idee zu einer allgemeinen Geschichte in weltbürgerlicher Absicht’ parla della tendenza irresistibile cui l’uomo è spinto dalla natura verso la costituzione dello Stato, chiama questa meta suprema della natura nei riguardi della specie umana ‘bürgerliche Gesellschaft’ (2). b) Nella tradizione giusnaturalistica, com’è noto, i due termini della antitesi sono non già, come nella tradizione hegelo-marxistica, società civile – società politica, ma stato di natura – stato civile. (…); c) L’innovazione di Hegel rispetto alla tradizione giusnaturalistica è radicale: nell’ultima redazione del suo travagliatissimo sistema di filosofia politica e sociale, qual è contenuta nella ‘Filosofia del diritto’ del 1821, egli si decide a chiamare società civile, cioè con un’espressione che sino ai suoi immediati predecessori serviva a indicare la società politica, la società prepolitica, cioè quella fase della società umana, che sino allora era stata chiamata società naturale. (…); d) L’innovazione terminologica di Hegel ha spesso celato il vero significato della sua innovazione sostanziale, la quale non consiste, com’è stato più volte ripetuto, nella scoperta e nell’analisi della società prestatuale, perché questa scoperta e questa analisi erano state introdotte per lo meno sia da Locke anche se sotto il nome di stato di natura o società naturale, ma nell’interpretazione che la ‘Filosofia del diritto’ ce ne offre: la società civile di Hegel, a differenza della società da Locke sino ai fisiocrati, non è più il regno di un ordine naturale, che deve essere liberato dalle restrizioni e dalle distorsioni imposte da cattive leggi positive, ma, al contrario, il regno «della dissolutezza, della miseria, e della corruzione fisica ed etica» (3), che deve essere regolato, dominato e annullato nell’ordine superiore dello Stato”. (…); e) La fissazione del significato di «società civile», estendendosi a tutta la vita sociale prestatuale, come momento dello sviluppo, dei rapporti economici, che procede e determina il momento politico, e quindi come uno dei due termini dell’antitesi società-Stato, avviene in Marx. La società civile diventa uno degli elementi del sistema concettuale marx-engelsiano, dagli studi giovanili di Marx, come ‘Il problema ebraico’, in cui il richiamo alla distinzione hegeliana tra ‘bürgerliche Gesellschaft’ e ‘politischer Staat’ è il presupposto della critica alla soluzione data da Bauer al problema ebraico (4), sino agli scritti più tardi di Engels, come il saggio su Feuerbach, che contiene uno dei passi giustamente più citati per la sua incisività semplificante: «Lo Stato, l’ordine politico, è l’elemento subordinato, mentre la società civile, ‘il regno dei rapporti economici’, è l’elemento decisivo» (5). L’importanza dell’antitesi società civile – Stato deve essere messa in in relazione anche al fatto che essa è una delle forme in cui si presenta l’antitesi fondamentale del sistema, quella fra struttura e sovrastruttura: se è vero che la società civile coincide – nel senso che si estende tanto quanto – la struttura. Nello stesso passo della ‘Critica dell’economia politica’ in cui Marx richiama l’analisi hegeliana della società civile, precisa che «l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica», e subito dopo esamina la tesi del rapporto struttura-sovrastruttura in una delle sue più famose formulazioni (6)” (pag 79-84) [Norberto Bobbio, ‘Gramsci e la concezione della società civile’, (in) ‘Gramsci e la cultura contemporanea. Atti del Convegno internazionale di studi gramsciani tenuto a Cagliari il 23-27 aprile 1967. I’, a cura di Pietro Rossi, Editori Riuniti – Istituto Gramsci, Roma, 1969] [‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, 1969, p. 4; (2) Ed. Vorländer, p. 10. Nella ‘Metaphysik der Sitten, bürgerliche Gesellschaft’ sta per ‘status civilis’, cioè per Stato nel senso tradizionale della parola, II, 1, §§ 43 e 44; (3) ‘Philosophie des Rechts’, § 185; (4) «Lo Stato politico completo è, secondo la propria essenza, la vita dell’uomo nella specie in contrapposizione alla sua vita materiale. Tutti i presupposti di questa vita egoistica continuano a restare al di fuori della sfera statale nella società borghese, ma come qualità della società borghese» (‘Scritti politici giovanili’, Torino, Einaudi, 1950, pp. 365-366). Cfr. anche ‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, cit.: «la società – quale appare all’economista – à la ‘società civile’» (p. 246); (5) ‘Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca’, Roma, 1969, p. 68: (6) «L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una struttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale» (ediz. cit., pp. 10-11)]