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“Certo Machiavelli ha dato un contributo alla scienza politica moderna, ma è stato anche altro, e per certi versi di più «Machiavelli – scrive nel Quaderno 13 – non è un mero scienziato; egli è un uomo di parte, di passioni poderose, un politico in atto, che vuol creare nuovi rapporti di forze e perciò non può non occuparsi del “dover essere”, certo non inteso in senso moralistico (…). Il “dover essere” è quindi concretezza, anzi è la sola interpretazione realistica e storicistica della realtà, è sola storia in atto e filosofia in atto, sola politica. L’opposizione Savonarola-Machiavelli non è l’opposizione tra essere e dover essere (…) ma tra due dover essere, quello astratto e fumoso del Savonarola e quello realistico del Machiavelli, realistico anche se non diventato realtà immediata, poiché non si può attendere che un individuo o un libro mutino la realtà ma solo la interpretino e indichino la linea possibile dell’azione» (17). Insomma, Machiavelli è stato un uomo della moralità e – lungo la linea che porterà ai giacobini francesi – un pensatore politico, consapevole delle potenzialità della volontà: e come avevano compreso Alberigo Gentili e, sulle sue tracce, Bento de Spinoza, è stato «pro libertate», dalla parte della libertà. Ed è proprio qui che risalta un altro elemento di forte differenza tra Gramsci e Croce. Croce, come si sa, fa ampi riconoscimenti a Marx sia nell’intervista sulla «morte del socialismo» sia nella prefazione alla seconda edizione del ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, secondo una linea di ragionamento affine in entrambi i testi. Marx, si legge nell’intervista del 1911, ha teorizzato l’importanza della lotta e del conflitto, tenendosi ben lontano dalle utopie democratiche e massoniche. E, sulla stessa linea, nel 1917 Croce afferma che il vecchio rivoluzionario ha mostrato come la politica sia forza, vaccinando chi lo leggesse contro le «alcinesche» seduzioni della dea giustizia e della dea libertà: in questo senso egli era stato il «Machiavelli del proletariato». Una formula efficace che ha avuto una vasta fortuna e, occorre aggiungere, non priva di verità sul piano dei fatti, se è vero che Marx legge e apprezza Machiavelli proprio sul tema del conflitto sviluppato nei ‘Discorsi’ (18)” (pag 247-248) [Michele Ciliberto, ‘La fabbrica dei Quaderni. Studi su Gramsci’, Edizioni della Normale, Pisa, 2020] [(17) Q. 13 (XXX), pp. 1577-8; (18) B. Croce, ‘Due conversazioni, I. La ‘mentalità massonica’ (1910) e II. ‘La morte del socialismo’ (1911), in Id., ‘Cultura e vita morale: intermezzi polemici’, Bari, Laterza, 1955, pp. 142-59; Id., ‘Materialismo storico ed economia marxistica’, Roma-Bari, Laterza, 1968, p. XIV]