“La pace armata che si è instaurata in Europa dopo la guerra franco-prussiana era fondata su un equilibrio delle potenze europee che non presupponeva soltanto l’inviolabilità della Turchia, la spartizione della Polonia e la salvaguardia dell’Austria, questa specie di mantello d’Arlecchino etnografico, ma anche il mantenimento del dispotismo russo, armato fino ai denti, nelle sue funzioni di gendarme della reazione europea. Ma la guerra russo-giapponese ha inferto un grave colpo a questo sistema, mantenuto artificialmente in piedi, nel quale l’autocrazia occupava una posizione di primo piano. La Russia scomparve per un certo periodo di tempo dal preteso concerto delle potenze. L’equilibrio delle potenze era distrutto. D’altra parte, le vittorie giapponesi eccitavano gli istinti aggressivi della borghesia capitalista, specialmente quelli delle Borse, che giocano un ruolo importantissimo nella politica contemporanea. La possibilità di una guerra sul territorio europeo si è considerevolmente accresciuta. I conflitti maturano un po’ dappertutto e se fino ad oggi hanno potuto essere regolati con mezzi diplomatici, non c’è nessuna garanzia che questi mezzi possano bastare ancora per molto tempo. Ma una guerra europea significa inevitabilmente una rivoluzione europea. (…) La rivoluzione russa esercita un’influenza enorme sul proletariato europeo. Non contenta di distruggere l’assolutismo russo, forza principale della reazione europea, essa creerà, nella coscienza e nell’umore del proletariato, le premesse necessarie della rivoluzione. (…) Abbandonata alle sue sole risorse, la classe operaia russa sarà inevitabilmente schiacciata dalla controrivoluzione appena i contadini si distaccheranno da essa. La classe operaia russa non avrà altra possibilità che legare il destino del suo potere politico e, di conseguenza, la sorte di tutta la rivoluzione russa, a quello della rivoluzione socialista in Europa. Essa getterà sulla bilancia della lotta di classe del mondo capitalista tutto l’enorme peso politico e statale che le avrà dato un momentaneo concorso di circostanze nell’ambito della rivoluzione borghese russa. Con il potere statale nelle mani, con la controrivoluzione alle spalle, con la reazione europea di fronte a sé, la classe operaia lancerà ai suoi compagni di tutto il mondo il vecchio grido di battaglia, che sarà questa volta un invito alla lotta finale: ‘Proletari di tutti i paesi unitevi!'” (Trotsky, 1906) (pag 139-143) [(in) Leon Trotsky, ‘Classi sociali e rivoluzione’, Milano, 1976]