“Il ‘Capitale’ è spesso chiamato sul continente «la Bibbia della classe lavoratrice». Chiunque abbia familiarità col movimento dei lavoratori non negherà che i risultati cui si arriva in questo libro stiano diventando sempre più, di giorno in giorno, i principi basilari del grande movimento della classe lavoratrice, non solo in Germania e in Svizzera, ma anche in Francia, in Olanda e in Belgio, in America e anche in Italia e Spagna. Chiunque abbia familiarità con quel movimento non potrà negare che dappertutto la classe lavoratrice riconosce sempre più in queste conclusioni l’espressione più adeguata delle proprie condizioni e delle proprie aspirazioni. E anche in Inghilterra le teorie di Marx esercitano, proprio in questo momento, un influsso potente sul movimento socialista che si sta diffondendo nelle file delle “persone colte” non meno che nelle file della classe lavoratrice. Ma non è tutto. Si avvicina rapidamente il momento in cui un’indagine completa e a fondo della situazione economica inglese si imporrà come necessità nazionale inevitabile. Il sistema industriale inglese, il cui funzionamento è impossibile senza una costante e rapida estensione della produzione e quindi dei mercati, è giunto a un punto morto. Il libero scambio ha esaurito le sue risorse, perfino Manchester dubita di questo suo vangelo economico di un tempo (2). L’industria straniera, in via di rapido sviluppo, si contrappone dappertutto alla produzione inglese: non soltanto nei mercati protetti ma anche in quelli neutrali e perfino al di qua della Manica. Mentre la forza produttiva cresce in proporzione geometrica, l’estensione dei mercati progredisce, nel migliore dei casi, in proporzione aritmetica. Il ciclo decennale di stagnazione, prosperità, sovrapproduzione e crisi, che si è regolarmente ripetuto dal 1825 al 1867, sembra certo aver fatto il suo corso; ma solo per condurci in una disperata palude di depressione cronica permanente. L’agognato periodo di prosperità non verrà; come crediamo di scorgerne i sintomi premonitori, essi svaniscono di nuovo nell’aria. Intanto ogni nuovo inverno ripropone la domanda: «Che fare dei disoccupati?». Ma nessuno che possa rispondere alla domanda; e possiamo quasi fare il calcolo dell’epoca in cui i disoccupati perderanno la pazienza e prenderanno in mano il loro destino. Certo, in tale momento si dovrebbe ascoltare la voce di un uomo, la cui intera teoria è il risultato di tutta un vita dedicata allo studio della storia economica e della situazione economica inglese e che da tale studio ha tratto la conclusione che, per lo meno in Europa, l’Inghilterra è l’unico paese in cui l’inevitabile rivoluzione sociale potrebbe essere interamente attuata con mezzi pacifici e legali. Certo egli non ha dimenticato di aggiungere che difficilmente ci sarebbe da aspettarsi che le classi dominanti inglesi si assoggetteranno a una tale rivoluzione pacifica e legale senza una ‘proslavery rebellion’ (24)” (pag 27-29) [Friedrich Engels, Prefazione all’edizione inglese, 5 novembre 1886, (in) Karl Marx, ‘Il Capitale. Libro I’, Giulio Einaudi, Torino, 2024] [(2) Nell’assemblea trimestrale della Camera di commercio di Manchester, tenutasi nel pomeriggio di oggi, ha avuto luogo un’accesa discussione sulla questione del libero scambio. È stata presentata una risoluzione di questo tenore: «Per 40 anni si è atteso invano che le altre nazioni seguissero l’esempio del libero scambio dato dall’Inghilterra e questa Camera ritiene ora giunto il momento di riconsiderare questa posizione». La risoluzione fu respinta a maggioranza per un solo voto: 21 voti favorevoli, 22 contrari (“Evening Standard”, 1° novembre 1886] [24] «Ribellione in favore della schiavitù». Allusione alla «guerra di secessione» (1861-65) fra gli Stati schiavisti del Sud degli Stati Uniti contro quelli del Nord]
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- Articolo pubblicato:30 Aprile 2025