• Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni

 

“Marx sembra indicare due cause generali e concomitanti delle crisi di sovrapproduzione. La proprietà privata produce per la proprietà privata; dunque, scarpe, vino, cotone sono prodotti soltanto in quanto equivalenti per lo scambio. “Per quanto Say ampli l’estensione della produzione, ne aumenti all’infinito la diversità, di tutti questi prodotti diversi chi ne possiede uno o più li scambierà sempre e soltanto con chi analogamente ne ‘ha’ alcuni e il cui bisogno è limitato. Dunque i prodotti non si scambiano con altri prodotti, ma con i prodotti in quanto proprietà privata” (Marx, Aus den Exzerptheften, p. 577). L’incoscienza della produzione, il fatto che non è umana e che si effettua nelle condizioni dell’alienazione significa che dal punto di vista della proprietà privata esiste soltanto l’umanità solvibile e che i prodotti non trovano la loro destinazione nel consumo, ma sono soltanto equivalenti per lo scambio di altre merci. “Dunque la produzione può superare la ‘demande’,  perché il suo unico valore è il valore di scambio e non la possibilità di soddisfare i bisogni e perché i bisogni dell'”esiguo numero ‘determinato’ di ‘persone solvibili'” sono limitati. Di conseguenza, già al livello elementare del rapporto di scambio, cioè nel baratto, sussistono le condizioni delle crisi di sovrapproduzione. A un livello più sviluppato, in cui Marx fa intervenire il contrasto di ricchezza e miseria, la possibilità diventa una realtà quotidiana. Nelle condizioni della proprietà privata, infatti, gli equivalenti degli scambi sono tali soltanto in quanto sono posseduti dall’umanità solvibile. Gli economisti escludono la possibilità di crisi generali di sovrapproduzione, perché per loro è un dato di fatto che la ricchezza si forma dentro la miseria. “Gli economisti non si meravigliano che in un paese possa ‘aver luogo una sovrapproduzione di prodotti’, anche se per la maggioranza c’è la pià grande mancanza dei mezzi più elementari di sussistenza. Essi sanno che la ricchezza ha per condizione una relativa miseria quanto più estesa possibile” (Marx, Aus den Exzerptheften, p. 577)” [Armando De Palma, Le macchine e l’industria da Smith a Marx, 1971]