“I testi più frequentemente citati per la questione della dialettica sono senza dubbio quelli di Engels. Su di essi ci soffermeremo perciò all’inizio della nostra esposizione. Come è noto Engels ha fissato in tre punti le leggi della dialettica. In un testo della ‘Dialettica della natura’, scrive: “Le leggi della dialettica vengono dunque ricavate per astrazione tanto dalla storia della natura come da quella della società umana. Esse non sono appunto altro che le leggi più generali di entrambe queste fasi dell’evoluzione, e del pensiero stesso. Esse, invero, si riducono fondamentalmente a tre: la legge della conversione della quantità in qualità e viceversa; la legge della compenetrazione degli opposti; la legge della negazione della negazione” (14). Il testo di Engels passa quindi a rimproverare ad Hegel l’artificiosità della sua costruzione per cui “l’universo, volente o nolente, si deve regolare su un sistema di pensiero, che a sua volta non è altro che il prodotto di un determinato grado di sviluppo del pensiero umano” (15); ma, conclude Engels, “se noi capovolgiamo le cose, tutto diviene semplice; le leggi della dialettica, che nella filosofia idealistica appaiono estremamente misteriose, divengono subito semplici e chiare come il sole” (16). Possiamo per un istante abbandonare questo testo engelsiano per chiedere conferma delle posizioni espresse allo ‘Antidühring’ (17). (…) Engels sottolinea come “la vecchia metafisica, che considerava le cose come compiute in se stesse, sorse da una scienza naturale che indagava le cose vive e le morte come cose compiute in se stesse. Ma quando questa indagine fu andata tanto lontana che fu possibile il progresso decisivo, il passaggio alla indagine sistematica delle modificazioni che queste cose subiscono nella natura stessa, allora suonò anche nel campo filosofico l’ultima ora della vecchia metafisica. E in realtà, se le scienze naturali furono fino alla fine del secolo scorso scienze prevalentemente ‘raccoglitive’, scienze di cose compiute in se stesse, nel nostro secolo la scienza è essenzialmente ‘ordinativa’, è scienza dei processi, dell’origine e della evoluzione delle cose e del nesso che unisce tutti i processi naturali in un grande tutto. La fisiologia che studia i processi dell’ organismo vegetale e animale, l’embriologia, che tratta dell’evoluzione dell’organismo singolo, dal germe sino alla maturità, la geologia, che studia la formazione graduale della superficie terrestre, sono tutte figlie del secolo nostro” (27) Esiste dunque nel mondo reale: 1. Il movimento, 2. una certa direzione o tensione di questo movimento” (pag 112-115) [Nicola Badaloni, Marxismo come storicismo’, Feltrinelli, Milano, 1962] [(14) F. Engels, ‘Dialettica della natura’, Roma, 1955, p. 56; (16) Ibidem; (17) Ibidem; (17) F. Engels ‘Antidühring’, Roma, 1950, p. 134; … (27) F. Engels, ‘Lodovico Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca’, ed. cit., p. 91]