“L’intervento dello Stato nella economia era già stato previsto da Engels (‘L’evoluzione del socialismo dalla utopia alla scienza’ (Edizione in Lingue Estere, Mosca, pag 80 e segg.) quale diretta conseguenza della concentrazione capitalistica e della formazione dei trusts, e indicato da Lenin come caratteristica dell’imperialismo. Ma nel periodo della disgregazione del capitalismo e della sua crisi generale, tale intervento diventa una necessità per la vita stessa del capitalismo ed assume forma coordinata. Il processo di sviluppo economico non può attuarsi che con l’investimento capitalistico, cioè con la crescente applicazione di capitali alla produzione. Ma dal punto di vista economico questo processo può attuarsi fino a che il processo produttivo assicura profitti tali da stimolare gli investimenti e renderli possibili mediante una forte accumulazione. Questa possibilità si restringe sempre di più per la legge della caduta tendenziale del saggio del profitto (…). Strumento principale dell’intervento dello Stato è la manovra monetaria, basata sostanzialmente su di una lenta inflazione permanente. (Vedi Pesenti: ‘La moneta manovrata’, ‘Critica economica’, 1946, n. 4; ‘Il Piano Marshall’, 1948, n. 1; ‘La via della servitù’, 1949, n. 3, e Eaton: ‘Marx against Keynes’, Wishart, 1951” [Antonio Pesenti, ‘Economia politica. XXV lezione. La crisi generale del capitalismo (I)’, Roma, 1955]