“Molti storici concordano nel ritenere i ‘Levellers’ il primo partito politico della storia moderna. Si tratta di un’organizzazione con un programma politico, un gruppo dirigente, un organo di stampa e una rete di militanti e simpatizzanti (10.000 circa), dotato persino di gadget (ribbons) e colori sociali (seagreen). Nel gruppo dirigente le figure di spicco erano almeno tre: Richard Overton, William Walwyn, John Lilburne. Per quanto riguarda il primo, della fase di vita precedente alla Rivoluzione inglese si sa poco, o meglio si sa che visse a lungo nella comunità di rifugiati inglesi di Amsterdam. Richard Overton comunque puà essere considerato uno dei teorici del partito. Un suo libro del 1643, intitolato ‘Man’s Mortality’, avanzava dubbi sull’immortalità dell’anima, e scandalizzò i suoi contemporanei non meno di quanto avessero fatto i pamphlet di Milton sul divorzio. (…) Ma il teorico probabilmente più importante fu William Walwyn. Egli fu un uomo di formazione umanista (le sue lettura andavano da Seneca e Plutarco a Montaigne) che si propose di sconfiggere le concezioni dogmatiche dei movimenti religiosi più intolleranti (in particolare l’idea calvinista della predestinazione alla dannazione) e che, oltre ad essere un leader popolare, aveva anche doti di gran polemista. (…) Dei tre suddetti dirigenti, l’uomo d’azione era sicuramente John Lilburne, soprannominato “‘Freeborn’ John” dai suoi sostenitori londinesi. Già prima dello scoppio della rivoluzione, nel 1637, era stato arrestato per avere partecipato alla pubblicazione di testi critici nei confronti dei vescovi e delle istituzioni. Egli partecipò alla guerra civile, con il grado di Capitano, schierandosi con l’esercito repubblicano, e rinunciò, in ragione del suo idealismo, a promettenti proposte di carriera. (…) La petizione di favore di Lilburne raccolse 10.000 firme, e portò alla sua liberazione ottenuta il 2 agosto 1648. (…) Un altro gruppo interessante, questo numericamente minoritario fu quello dei ‘Diggers’. Ma, a mio parere, l’esiguità del loro numero non giustifica il fatto che quasi sempre siano stati liquidati in modo sbrigativo dagli studiosi in materia. (…) Il gruppo dei Diggers era stato fondato da William Everard, che aveva servito nel ‘New Model Army’ ed era stato congedato per il suo radicalismo (5). Ma il leader passato alla storia è Gerrard Winstanley, teorico di levatura, caratterizzato da un forte pensiero radicale, che sviluppa una critica al commercio e alla proprietà privata come fonti di conflitti e sfruttamento, e propone un progetto di società alternativa, con caratteristiche che anticipano l’idea di comunismo così come si è venuta configurandosi nella storia del pensiero moderno: «La pratica della compra e vendita pertanto suscitò ed ancora oggi suscita malcontento e guerre, che hanno tormentato a sufficienza l’umanità. E le nazioni del mondo non impareranno mai a trasformare le loro spade in vomeri e le loro lance in falcetti, e non smetteranno di farsi la guerra finché quest’espediente truffaldino di comprare e vendere non sarà gettato tra i rifiuti del potere regale (…) nessuno uomo può arricchirsi, se non grazie al so lavoro o di lavoro di altri uomini che lo aiutano» (6). E nella parte finale dello stesso libro aggiunge: «Ci saranno magazzini dappertutto, sia in campagna che in città: lì saranno portati i prodotti della terra e i prodotti degli artigiani, e dal magazzino saranno consegnati alle singole famiglie e a ciascuno per il proprio uso e secondo i bisogni» (7). Winstanley fu autore di numerosi pamphlet. (…) La vicenda dei ‘Diggers è dunque interessante per due ordini di motivi. Da un punto di vista pratico, le loro esperienze di comunità autogestite nel periodo della Rivoluzione inglese, quantunque rare e isolate, prefigurano fenomeni che, su più vasta scala, si presenteranno in processi storici successivi (penso alle collettività agricole nella Spagna del 1936). Il secondo aspetto interessante è che tale esperienza pratica si accompagna all’elaborazione teorica di Winstanley, con tratti di forte originalità nel caso della critica al sistema allora vigente, e con interessanti formulazioni dei concetti di proprietà privata e di religione che saranno sviluppate più organicamente e sistematicamente da Rousseau, da Proudhon e da Marx nei secoli seguenti” (pag 161-169) Massimo Prati, ‘Rivoluzione inglese. Paradigma della modernità’, Mimesis edizioni, Milano, 2020. Sull’identità di William Everard ci sono versioni contrastanti. La più accreditata e diffusa è quella che fa di Everard un soldato in congedo, ma per altri storici si tratterebbe di un religioso. È possibile anche che sia stato l’uno e l’altro in periodi diversi della sua vita; (6) G. Winstanley, ‘Il Piano della Legge della Libertà’ a cura di D. Bianchi, Claudiana, Torino, 1992, p. 106-107; (7) Ibid. p. 207]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:10 Gennaio 2025