“Anche Marx ed Engels hanno scritto sulle manifestazioni d’imborghesimento della classe operaia in Inghilterra e più tardi in altri paesi: su ciò Lenin ha richiamato l’attenzione in modo particolare nei suoi lavori sull’imperialismo. Ma sarebbe ridicolo annoverare su questa base fra i sostenitori della concezione dell’«imborghesimento» della classe operaia i fondatori del marxismo. I lavori di Marx, Engels e Lenin indicarono che innanzi tutto in Inghilterra, poi anche in Francia, negli USA, in Germania ecc. la borghesia poteva dare migliori condizioni a una parte della classe operaia grazie ai profitti ricavati dallo sfruttamento di altri popoli e dai successi dello sviluppo economico. Ciò rendeva la classe operaia di alcuni paesi parzialmente compartecipe dello sfruttamento dei popoli d’altri paesi e determinava l’imborghesimento di una parte degli operai. Il 7 ottobre 1858 Engels in una lettera a Marx rilevava che «di fatto il proletariato inglese s’imborghesiva sempre più (2) e che i circoli dominanti di Inghilterra si sforzavano di avere accanto alla borghesia anche un «proletariato borghese» (3). Marx ed Engels caratterizzavano la rispettabilità borghese degli operai inglesi come una diffusa manifestazione d’imborghesimento (4) e nel contempo mettevano in risalto che questo fenomeno coinvolgeva la parte minore della classe operaia e che alla borghesia era difficile influire sulla coscienza e sul comportamento degli operai. Il 19 aprile 1890 in una lettera a Sorge Engels rilevò che la borghesia inglese, facendo una politica di corruzione dei vertici della classe operaia, sfruttava i pregiudizi esistenti nell’ambiente operaio: la chiusura corporativa dei sindacati, la meschina rivalità fra gli esponenti di diverse professioni e fra i dirigenti sindacali, ecc. (5). Nell’articolo ‘L’imperialismo e la scissione del socialismo’ Lenin scrisse: «Lo strato privilegiato del proletariato delle potenze imperialiste vive in parte a spese dei popoli non civilizzati, che sono centinaia di milioni di persone» (6). In quest’articolo Lenin collegava l’esistenza di settori della classe operaia corrotti dalla borghesia coll’espansione coloniale degli stati imperialisti, con una particolare azione politica delle classi dominanti, coll’ampia organizzazione dell’impiego dei mezzi della propaganda di massa per influenzare la coscienza degli operai (7). (…) I classici del marxismo hanno messo in luce l’enorme danno recato allo sviluppo del movimento operaio rivoluzionario dalla partecipazione degli operai allo sfruttamento e dall’imborghesimento di una parte di loro, vedendo in ciò la principale causa della diffusione dell’opportunismo nel movimento operaio di vari paesi. Tuttavia sulla base di un’approfondita analisi scientifica dei processi di sviluppo dell’economia e della dislocazione delle forze politiche essi hanno concluso che il processo di imborghesimento di una parte degli operai aveva un carattere temporaneo (in Inghilterra esso rispecchiava la posizione del paese come «officina del mondo», la sua egemonia industriale) ed hanno sempre confidato nelle possibilità rivoluzionarie della classe operaia” (pag 6-7) [O.N. Zemanov, Critica della teoria dell’«imborghesimento» della classe operaia (introduzione di Valentino Gerratana). (Saggi), Rassegna sovietica, n. 1, gennaio-marzo 1971 (pag 1-18)] [(2) K. Marx, F. Engels, ‘Socinenija’, c. XXIX, p. 293; (3) Marx, Engels, op. cit., ibidem; (4) Marx, Engels, op. cit., v. XXXVII, p. 270; (5) Marx Engels, op. cit., v. XXXVII, pp. 334-335; (6) V.I. Lenin, Polnoe sobranie socinenij, v. XXX, p. 165; (7) Lenin, op. cit., v. XX. pp. 173-176] [ndr: Sulla tesi dell’imborghesimento v. anche nota (1) a pag 6: ‘Si veda in proposito: John Goldthorpe, David Lockwood, Frank Bechhover, Jennifer Platt, ‘The Affluent Worker and the Thesis of «Embourgeoisement»’, in ‘Sociology’ (1967), N. 1, pp. 11-12]