“Lo stesso appellativo di “dialettico”, che attribuisco allo stile di Marx, non è strettamente logico. Ma ciò non vuol dire che non vi siano ragioni obiettive per definirlo così. Il segreto letterario della “rotondità” e del mordente di numerose frasi di Marx è il segreto stesso della sua concezione dialettica della storia come lotta di classi o lotta di opposti: nelle sue frasi si riscontra di frequente una struttura sintattica in cui si delineano nitidamente due elementi opposti in correlazione antagonistica e che, di solito, finiscono col fondersi in una frase sintetica. L’abbiamo appena visto in alcune frasi del testo citato; ad esempio: “(…) ‘c’était le siècle qui appartenait au principe, et non le principe qui appartenait au siècle. En d’autres termes, c’était le principe qui faisait l’histoire, ce n’était pas l’histoire qui faisait le principe'”. Il segreto letterario che governa queste costruzioni, frequenti presso grandi prosatori e, soprattutto, presso grandi poeti (Petrarca e Garcilaso de la Vega, a esempio), consiste nel formulare una frase e farla poi seguire da una seconda, in cui si dice il contrario, ma ‘utilizzando gli stessi vocaboli in relazione sintattica invertita’ e, spesso, concludendo con una terza frase, dove si effettua pure una sintesi delle correlazioni antagonistiche prima stabilite con le stesse parole, aggiungendone altre. Quando parliamo di “correlazioni”, ci riferiamo alla teoria letteraria delle correlazioni, ideata dal filologo spagnolo Dámaso Alonso e dai suoi discepoli, quale Carlos Bousoño (23), secondo la quale in molti poemi classici e moderni esiste uno schema di correlazioni metaforiche che consiste nel nominare prima una serie di oggetti, quindi una serie di corrispondenze metaforiche degli oggetti stessi, infine riunendo tutti – oggetti e corrispondenze – in una frase ultima di carattere sintetico. Lo stesso accade di frequente nel periodare di Marx, che perciò suggerisce sovente la impressione di rotondità stilistica. Solo che in Marx essa si concreta in un gioco di opposti concettuali, riflesso di un gioco di opposti verbali e sintattici, per cui non è eccessivo definire il tratto caratteristico stesso come genuinamente dialettico. Si osservi, ad esempio, il frammento seguente dei ‘Manoscritti del ’44’: (…) [“Come potrebbe il lavoratore estraniarsi dal prodotto della sua attività, se nell’atto stesso della produzione non alienasse se stesso? Il prodotto non è altro che il riassunto dell’attività produttiva. Se pertanto il prodotto del lavoro è espropriazione, la produzione stessa è espropriazione attiva, espropriazione dell’attività, attività dell’espropriazione. Nell’alienazione dell’oggetto-prodotto del lavoro non fa che riassumersi l’alienazione, l’espropriazione dell’attività del lavoro stesso”] (24)” [Ludovico Silva, Lo stile letterario di Marx, 1973] [(23) Cfr. Dámaso Alonso y Carlos Bousoño, ‘Seis calas en la expresión literaria española’, Gredos, Madrid, 1951, specie i capp. II, III, IV; (24) Karl Marx, Opere filosofiche giovanili, trad. it. di G. della Volpe, p. 197 della II ed., 1963]