“Tuttavia diverse ragioni invitano a inserire la riflessione di Labriola nel fluire della storia dell’economia politica. Anzitutto è evidente che è ben difficile professarsi marxisti senza svolgere un serio ragionamento sulla scienza economica, se non altro perché il ‘Capitale’ di Karl Marx, condensato di ricerca storica e teorica e frutto di una precisa metodologia, ha come sottotitolo “critica dell’economia politica”. Se è forse infondato sostenere, come farà Croce sul finire degli anni trenta, che il marxismo italiano “nasce e muore” con Labriola, visto che nel nostro paese il marxismo ha avuto una storia anche dopo la scomparsa del filosofo (avvenuta nel 1904), è certo però che il cassinate è l’unico intellettuale accademico, nell’Italia di fine Ottocento, e di conseguenza il primo, ad accettare la teoria del valore di Marx. La riflessione labriolana, infine, potremmo dire che si sofferma in modo particolare sui problemi metodologici che concernono la scienza economica: non è secondario il fatto che egli scriva che il marxismo “è soltanto un metodo di ricerca e di concezione”. (…) Il marxismo di Labriola si definisce negli anni successivi all’inizio del carteggio con Friedrich Engels, ovvero dopo il 1890 (1). In precedenza il filosofo non nasconde simpatie per Achille Loria, economista critico della teoria del valore di Marx, ma anche uno dei tramiti più importanti, negli anni ottanta, di penetrazione del marxismo in Italia. Non è forse eccessivo affermare che l’adesione al marxismo coincide per Labriola con l’approfondimento dello studio dell’economia politica, come comprovano quegli scritti di poco anteriori al 1890 che inneggiano al socialismo appellandosi a una economia politica dai contorni assai vaghi e che risentono dell’impronta, per un verso, degli storicisti tedeschi e, per un altro verso, dei noti scritti di Louis Blanc sul “diritto al lavoro”. Dal 1890 il marxismo di Labriola è imperniato sulla accettazione della teoria del valore di Marx. La complessa e intensa discussione (italiana e internazionale) sul problema della cosiddetta trasformazione dei valori in prezzi, ovvero su quella che viene presentata come la coerenza interna della teoria del valore di Marx, lascia immutata la convinzione di Labriola circa la legittimità della posizione marxiana” [Luca Michelini, ‘Antonio Labriola e la scienza economica. Marxismo e marginalismo’] [(in) ‘Marginalismo e socialismo nell’Italia liberale, 1870-1925’, Annali Feltrinelli, 2001] [(1) ‘La prima lettera di Labriola a Engels è del 3 aprile del 1890 (…)’]