“All’inizio del secolo le organizzazioni operaie tradizionali – partiti socialisti e sindacati – non erano più movimenti rivoluzionari. Solo una piccola sinistra all’interno di queste organizzazioni si occupava di questioni di strategia rivoluzionaria e, quindi, di questione di organizzazione di spontaneismo. Questo implicava il problema della coscienza rivoluzionaria e dei rapporti della minoranza rivoluzionaria con la massa del proletariato indottrinato dal capitalismo. Veniva considerato improbabile che senza una coscienza rivoluzionaria la massa degli operai avrebbe agito in modo rivoluzionario solo per la spinta delle circostanze. Questo problema assunse una importanza speciale a causa della scissione del partito socialdemocratico e della cristallizzazione del concetto di Lenin (1) circa la necessità di un’avanguardia rivoluzionaria formata da rivoluzionari di professione. Cosciente del fattore spontaneismo, Lenin diede molta importanza alla necessità speciale di un’attività e di una dirigenza organizzate centralmente. Più i movimenti spontanei acquistavano forza e si espandevano, più sarebbe stato necessario controllarli e dirigerli attraverso un partito profondamente disciplinato. Gli operai dovevano essere messi in guardia contro se stessi, per così dire, perché la loro mancanza di comprensione teorica poteva portarli facilmente a dissipare i loro poteri, formatisi in modo spontaneo, e a sconfiggere la loro stessa causa. Un’opposizione di sinistra a questo particolare punto di vista fu espressa con grande coerenza da Rosa Luxemburg (2). Sia Lenin che la Luxemburg vedevano la necessità di combattere l’evoluzionismo opportunista e riformista delle organizzazioni operaie costituite e domandavano a un ritorno a politiche rivoluzionarie. Ma mentre Lenin cercò di giungere a ciò attraverso la creazione di un tipo nuovo di partito rivoluzionario, Rosa Luxemburg preferiva un aumento dell’autodeterminazione del proletariato, sia in generale che all’intero delle organizzazione operaie, attraverso l’eliminazione dei controlli burocratici e rendendo così attiva la base. Sia Lenin che la Luxemburg pensavano fosse possibile che una minoranza rivoluzionaria giungesse a controllare la società. Ma mentre Lenin vedeva in ciò la possibilità della realizzazione del socialismo attraverso il partito, Rosa Luxemburg temeva che qualunque minoranza, posta nella posizione di classe dirigente, potesse presto cominciare a pensare ed agire come la borghesia di un tempo. Essa sperava in movimenti spontanei che delimitassero l’influenza delle organizzazioni che aspiravano a centralizzare il potere nelle loro mani. Secondo la Luxemburg, i socialisti dovevano semplicemente aiutare a liberare le forze creative nelle azioni di massa, e integrare i propri tentativi nella lotta di classe, indipendente, del proletariato. La sua posizione dava per scontata l’esistenza di una classe operaia intelligente in una situazione di capitalismo avanzato, una classe operaia capace di scoprire, attraverso i propri sforzi, modi e mezzi di lotta per i propri interessi e, in ultima analisi, per il socialismo” (pag 134-135) [Paul Mattick, ‘Il nuovo capitalismo e la vecchia lotta di classe’ (in) ‘AaVv, Sviluppo economico e rivoluzione, De Donato, Bari, 1969] [(1) ‘Che fare?’, 1902, e ‘Un passo avanti e due indietro’, 1904; (2) ‘Questioni organizzative della socialdemocrazia russa’, 1903-1904] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]