“Kerenskij aveva parecchi nemici sia a sinistra, sia a destra, ma nella primavera del 1917 i suoi oppositori non avevano particolare interesse a criticare apertamente il popolare e influente «ministro della verità del popolo». Fino alla crisi di aprile, sulla «Pravda» non apparve un solo articolo di aperta critica a Kerenskij. In generale l’organo di stampa centrale dei bolscevichi evitava di menzionarlo, benché i pretesti non mancassero: in tutti i trentasei numeri del giornale usciti in quel periodo, di Kerenskij si parlò solo otto volte, in comunicati neutrali, puramente informativi. Certo, nelle riunioni chiuse i bolscevichi biasimavano il ministro. Per esempio, durante la seduta del Comitato pietroburghese del 4 marzo si parlò dell’«intervento demagogico di Kerenskij». Ma sulle pagine della stampa bolscevica simili giudizi non comparivano. È interessante esaminare l’atteggiamento di Lenin, che allora viveva in Svizzera. Già il 6 marzo in un ‘Telegramma ai bolscevichi in partenza per la Russia’, Lenin dettava: «Nostra tattica: completa sfiducia, nessun appoggio nuovo governo, sospettiamo soprattutto Kerenskij». Ma il testo fu pubblicato in lingua russa per la prima volta solo nel 1930 (181), e dunque perfino molti attivisti del partito ignoravano questa valutazione: in marzo sia l’Ufficio russo del Comitato centrale, sia il Comitato pietroburghese dei bolscevichi consideravano troppo radicale la posizione di Lenin, perciò i suoi giudizi non furono troppo divulgati (182). Lenin menzionò ripetutamente il ministro anche nelle ‘Lettere da lontano’. Il 7 marzo, nella lettera ‘La prima fase della prima rivoluzione’ egli criticò Kerenskij come uno dei «principali esponenti» della «piccola borghesia», che nel Governo provvisorio «fungeva da balalaika per ingannare gli operai e i contadini». Lenin lo accusava perfino di essere occultamente un monarchico: «’Tutto’ il nuovo governo è fatto di monarchici, perché il repubblicanesimo ‘verbale’ di Kerenskij non è affatto serio, è indegno di un uomo politico ed è, ‘oggettivamente’, politicantismo» (183). Questa lettera di Lenin, spesso citata dagli storici, apparve sulla «Pravda» il 21 e 22 marzo, ma senza i brani riportati. Evidentemente Lev Kamenev e altri bolscevichi di spicco che si trovavano a Pietrogrado prevedevano che le assurde accuse di monarchismo rivolte a Kerenskij sarebbero state accolte con indignazione perfino da molti simpatizzanti del partito: perciò sottoposero la lettera di Lenin a una decisa revisione. Nella seconda lettera (non posteriore al 9 marzo) Lenin ricorreva ad analogie storiche per descrivere la Rivoluzione russa: «La designazione del Louis Blanc russo, Kerenskij, e l’incitamento a sostenere il nuovo governo sono, per così dire, un esempio classico di tradimento della causa rivoluzionaria e proletaria: un tradimento in tutto simile a quelli che fecero fallire tante rivoluzioni del secolo XIX a prescindere dal grado di sincerità e di dedizione al socialismo degli ispiratori e dei sostenitori di una tale politica (184)». Pur ammettendo che Kerenskij sia personalmente onesto nella difesa delle sue opinioni, Lenin di fatto lo accusa di tradimento della rivoluzione (184)” (pag 170-172) [Boris Kolonickij, ‘«Compagno Kerenskij». 1917: la rivoluzione contro lo zar e la nascita del culto del ‘vozd’, capo del popolo’, Viella, Roma, 2020] [(181) Lenin, ‘Telegramma ai bolscevichi in partenza per la Russia’, in Id., Opere complete, vol. XXIII, Agosto 1916-marzo 1917, trad. di Ignazio Ambrogio, Roma, 1965; (183) Lenin, ‘Lettere da lontano. Lettera prima’, in Id.. Opere complete, vol. XXIII, pp.- 301, 305-306 (corsivi nel testo); (184) Ivi, ‘Lettera seconda’, pp. 316-317] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:16 Febbraio 2021