“Secondo Engels, l’antisemitismo dev’essere respinto come strumento della reazione, che vorrebbe spingere i popoli a perseguitare gli ebrei invece di combattere il capitalismo. Dopo aver ribadito il concetto tra antisemitismo e arretratezza economica, egli scrive, sull’onda di una problematica che, da cinquant’anni era comune a lui e a Marx: «L’antisemitismo non è dunque nient’altro che una reazione di ceti sociali medievali votati alla rovina dall’avanzare delle società moderna, che si compone essenzialmente di capitalisti e di operai, e di conseguenza esso serve solo obiettivi reazionari. (…) l’antisemitismo – aggiunge Engels – falsa tutta la situazione: esso non conosce nemmeno gli ebrei contro i quali strepita, altrimenti saprebbe che vi sono qui in Inghilterra e in America, grazie agli antisemiti dell’Europa orientale, e in Turchia, grazie all’Inquisizione spagnola, migliaia e migliaia di proletari ebrei, e proprio questi operai ebrei sono tra i più miserabili e i più sfruttati». Infine, Engels, termina lo scritto con una sorta di inno alla cultura democratica e socialista ebraica, di cui Marx era stato eccezionale espressione (35): «Noi dobbiamo troppo agli ebrei. Senza parlare di Heine e di Börne, Marx era un ebreo puro sangue. Lassalle era un ebreo. Un gran numero dei nostri migliori compagni sono ebrei. Il mio amico Victor Adler, che in questo momento sta espiando nelle carceri di Vienna la sua devozione alla classe operaia, Eduard Bernstein, redattore del «Sozialdemokrat» di Londra, Paul Singer, uno dei migliori membri della nostra frazione parlamentare – tutte persone delle quali sono fiero di essere amico – tutti ebrei! Io stesso non sono stato presentato come un ebreo dalla «Gartenlaube» (Il pergolato)? E, in verità, se dovessi scegliere, meglio ebreo che ‘Herr von’. La socialdemocrazia tedesca si attesta sulle posizioni di Engels. La linea engelsiana è seguita da Karl Kautsky nell’attività di direzione della “Neue Zeit” negli anni Novanta, sia negli interventi suoi sia in quelli di altri collaboratori, per giungere poi fino al più tardo ‘Razza ed ebraismo’ (1914), dove egli metterà in luce la singolarità dello sviluppo storico del «popolo ebraico» e le forme di autodifesa da esso create (36). Ma è l’intera Spd a reagire all’antisemitismo già nel congresso di Halle dell’ottobre 1890, quando il partito è sollecitato a deliberare un’«energica controagitazione contro l’agitazione antisemita» (37). Al successivo congresso di Berlino nel novembre 1892, pur comparendo nell’ordine del giorno un rapporto di August Bebel su ‘Antisemitismo e socialdemocrazia’, su proposta dello stesso relatore la discussione viene rinviata di un anno (38): è al congresso di Colonia del novembre 1893 che la relazione di Bebel viene accolta e rappresenta quindi l’opinione ufficiale del partito (39). Bebel in un lungo intervento affronta la questione ebraica in tutte le sue connessioni politico-sociali e culturali. Al pari di Engels, vede la causa dell’antisemitismo in moventi economici e nell’arretratezza, anche etica e spirituale, del mondo capitalistico, e invita il movimento socialista a cercare l’appoggio degli ebrei proletari nella lotta per il rinnovamento della società. A conclusione della relazione, Bebel presenta una risoluzione – accolta unanimemente dal congresso -, che parte dal presupposto dello «sfruttamento degli ebrei», che implica l’opposizione del socialismo contro ogni sorta di sfruttamento, ma anche dalla posizione del socialismo, «apertamente antagonistica» rispetto al capitalismo, indipendentemente dal fatto che esso sia impersonato da ebrei o da cristiani, perché si prefigge lo scopo della soppressione della società borghese, trasformandola in una società socialista». Termina la relazione con le parole (40): «La socialdemocrazia combatte l’antisemitismo, perché individua in esso un movimento volto a contrastare l’evoluzione naturale della società, che però, nonostante il suo carattere reazionario e contro la sua stessa volontà, finirà con l’assumere un ruolo rivoluzionario, perché quegli strati borghesi e contadini che sono stati aizzati dall’antisemitismo contro i capitalisti ebrei devono infine necessariamente prender coscienza che il loro nemico principale non è soltanto il capitalista ebreo, ma la classe capitalistica nel suo complesso, e che soltanto la realizzazione del socialismo è veramente in grado di farli uscire dalla loro miseria». Lungo la la linea della socialdemocrazia tedesca si muovono gli altri movimenti socialisti, per giungere alle molte e ripetute prese di posizione di Otto Bauer, fra gli austro-marxisti, riconoscente la funzione nazionale degli ebrei (scrive nel 1907): «Gli ebrei senza lingua comune formano tuttavia una nazione»), e infine di Lenin. Sono numerosi gli interlocutori socialisti, specialmente di Engels, che, come Antonio Labriola in Italia, parlano del «volgare antisemitismo» che talvolta fa adepti anche fra il socialismo, ma che coincide con la «reazione» pura e semplice (41)” (pag 877-878-879) [Gian Mario Bravo, ‘Le origini del socialismo sionista’, estratto da ‘Studi storici’, Rivista trimestrale dell’Istituto Gramsci, Roma, n. 4, ottobre-dicembre 1986 (pag 869-899)] [Note: (35) F. Engels, ‘Ueber den Antisemitismus (aus einem Brief nach Wien) (1890), in Marx-Engels, Werke, Berlin, 1970, vol. XXII, pp. 49-51: cito dall’edizione italiana in ‘Il marxismo e la questione ebraica’, cit., pp. 249-252;
(36) K. Kautsky, ‘Rase und Judentum’, Stuttgart, 1914: cfr: ‘Razza ed ebraismo’, in ‘Il marxismo e la questione ebraica’, cit., pp: 349-490. Cfr. J. Jacobs, ‘Marxism and Antisemitism. Kautsky’s Perspective’, in ‘Contribution on Antisemitism’, cit., pp. 400-430; (37) Cfr. Protokoll über die Verhandlungen des Parteitages der Sozialdemokratischen Partei. Deutschlands. Abgehalten zu Halle a.S. von 12. bis: Oktober 1890, Berlin 1890, pp. 270-271. Si veda la voce ‘Antisemitismus’ in ‘Handbuch der sozialdemokratischen Parteilage von 1863 bis 1909, hrsg. vo. W. Schröder, München, 1910, pp: 35-36; (38) Cfr. il punto 10 dell’o.d.g. ‘Antisemitismus und Sozialdemokratie’, in ‘Protokoll über die Verhandlungen der Sozialdemokratischen Partei Deutschland. Abgehalten zu Berlin vom 14. bis 21. Novembre 1892, Berlin, 1892, pp. 248-249; (39) Cfr. la relazione di Bebel, ‘Antisemitismus und Sozialdemokratie’ in ‘Protokoll über die Verhandlungen des Sozialdemokratischen Partei Deutschlands’; Abgehalten zu Köln a.Rb: vom 22. bis 28. Oktober 1893, Berlin, 1893, pp. 224-237. Il congresso invita Bebel a compilare una pubblicazione autonoma: una traduzione italiana dell’edizione di Berlino (‘Sozialdemokratie und Antisemitismus’ del 1906 è raccolta in ‘Il marxismo e la questione ebraica’, cit., pp. 255-306; (40) Bebel stesso propone una risoluzione sul tema, accolta all’unanimità e riprodotta in ‘Protokoll über die Verhandlungen’ (1893), cit., pp. 223-224; cfr. l’edizione italiana in ‘Il marxismo e la questione ebraica’, cit., pp. 291-292; (41) Lettera di Labriola a Engels, 28 ottobre 1892, in A. Labriola, Epistolario 1890-1895′, a cura di V. Gerratana e A.A. Santucci, Roma, 1983, pp. 403 e 405]