«Una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, non augurarsi la sconfitta del proprio governo. Questo è un assioma contestato soltanto dai fautori coscienti o dagli impotenti accoliti dei socialsciovinisti. (…) La rivoluzione in tempo di guerra è guerra civile; la ‘trasformazione’ della guerra dei governi in guerra civile è facilitata da una parte dai rovesci militari (dalla «sconfitta») di questi governi; d’altra parte è praticamente ‘impossibile’ tendere realmente a questa trasformazione senza concorrere, in pari tempo, alla disfatta. (…) Chi volesse seriamente confutare la «parola d’ordine» della disfatta del proprio governo nella guerra imperialista dovrebbe dimostrare una di queste tre cose: 1) che la guerra del 1914-1915 non è reazionaria; 2) che la rivoluzione in connessione con questa guerra è impossibile; 3) che sono impossibili il coordinamento e la cooperazione dei movimenti rivoluzionari di ‘tutti’ i paesi belligeranti. Quest’ultimo argomento è particolarmente importante per la Russia, paese più arretrato di tutti gli altri e in cui una rivoluzione socialista immediata è impossibile. Precisamente per questo motivo i socialdemocratici russi hanno dovuto per primi, far valere «in teoria e in pratica» la «parola d’ordine» della disfatta. E il governo zarista aveva completamente ragione di affermare che l’agitazione del gruppo parlamentare del POSDR è l’ ‘unico’ esempio nell’Internazionale, non soltanto di un’opposizione parlamentare, ma di un’agitazione veramente rivoluzionaria fra le masse contro il loro governo; che questa agitazione indeboliva la «potenza militare» della Russia e concorreva alla sua disfatta. E’ un fatto. Volerlo negare non è dar prova di intelligenza” [V.I. Lenin, ‘La sconfitta del proprio governo nella guerra imperialista’, Sotsial-Demokrat, n. 43, 26 luglio 1915] [in ‘Opere’, volume 21, agosto 1914 – dicembre 1915, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2002, (pag 249-250)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]