“Anche Karl Marx si è congedato dalla filosofia rimanendo filosofo come chiunque lo sia stato una volta. Da giovane coltivò la sua mente con lo spirito del sistema hegeliano e, da solerte studioso di giurisprudenza, fu condotto dalla critica della filosofia del diritto hegeliana ai problemi dell’economia politica. Sotto l’influenza di Feuerbach egli volle rovesciare la dialettica hegeliana, per scoprire il nocciolo razionale dentro il guscio mistico. Egli riteneva che il metodo dialettico fosse, nella sua essenza, critico e rivoluzionario. Che esso racchiudesse contemporaneamente la comprensione positiva dell’esistente e la comprensione della sua negazione, del suo necessario esaurimento, che comprendesse cioè ciascuna forma divenuta nel flusso del movimento, e dunque in forma transeunte, senza lasciarsi sopraffare da niente. Con queste parole parla un «immenso pensatore», come Engels lo chiamò nell’anno della sua morte. Giustamente Max Adler (1), considerò l’opera principale di Marx, purtroppo rimasta incompiuta, soltanto come un’applicazione della sua prospettiva teoretica fondamentale. A questo proposito è da dimostrare come l’elaborazione di ciò che richiedeva, in prima istanza, il suo punto di vista teoretico, non lo conducesse, a causa della precedente chiarezza interna, a scontrarsi con la realtà. Allo stesso tempo questo punto di vista teoretico fu senz’altro un volere. Egli fu pieno di giudizi di valore. Mancava a Marx l’osservazione geometrica dell’uomo, che Spinoza si era posto come meta. Un incondizionato seguace come Adler individuò nella realizzazione dello spirito e nella spiritualizzazione del reale la particolarità dell’opera marxiana. Secondo questa relazione intellettuale la teoria stessa sarebbe soltanto prassi comprensibile, cioè direttamente pratica e di conseguenza, in applicazione alla vita sociale, politica. In realtà, tutti i grandi libri – i cui autori, come Sombart dice di Marx, diffondono una luce infinita risvegliando una vita infinita – sono, nel senso più elevato, sempre libri partigiani, libri sacri, libri-confessione, arsenali per la lotta dei pensieri. In tali libri, sotto il credo della verità, pensiero e passione si uniscono. Quest’unione è ciò che, nelle grandi svolte della storia, ha agito, trasformando e conservando” (pag 108-109) [Ferdinand Tönnies, ‘La teoria sociale di Spinoza’, a cura di Nicola Marcucci, Milano, 2016] [(1) M. Adler, ‘Marx als Denker’, Berlin, Vorwärts, 1908, p. 63]