“A proposito del concetto di immanenza, Gramsci spiegherà che bisogna intendere il termine metaforicamente, cioè: esso rimane come «significante» ma assumendo un altro significato rispetto a quello tradizionalmente fissato dalla filosofia idealistica. Con la dialettica, siamo di fronte allo stesso problema. In Platone, questo concetto traduceva un processo dello spirito che, dalle apparenze del mondo sensibile, perveniva alle Idee del mondo intelligibile. La dialettica era quindi un processo ontologico. Divenne una logica nel Medioevo e solo con Kant ritrovò il significato di ricerca di un fondamento nelle apparenze e nelle opinioni «illusorie». Hegel per primo sconvolse radicalmente il concetto. Per lui la dialettica è il movimento del pensiero che, attraverso una serie di crisi e di conflitti risolti, determina «momenti» di verità insufficienti a costituire la totalità ma che attraverso il conflitto, la contraddizione fra identico e altro da sé permette un «superamento» di tali momenti e permette allo spirito di prendere possesso di sé attraverso una serie di tappe successive. «Per Hegel» osserva Marx «il processo del pensiero, che egli trasforma addirittura in soggetto indipendente con il nome di Idea, è il demiurgo del reale che costituisce a sua volta solo il fenomeno esterno dell’idea o processo del pensiero. Per me, viceversa, ‘l’elemento ideale non è altro che l’elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello’ degli uomini» (1). Così, la critica di Marx che, secondo le sue stesse parole, rimette la dialettica hegeliana «sui piedi» ha per effetto immediato di «rendere materialistica» la dialettica, che non è più un «movimento del pensiero» ma il movimento reale, il movimento della storia, cioè, come dice Engels, «il processo ininterrotto del divenire e della trasformazione». Con Marx, la dialettica si stacca dalla sfera speculativa e diventa uno strumento di conoscenza e un modo di comprendere la realtà nel suo movimento che, superando la concezione formale e statica di Hegel, instaura il primato del «contenuto» sulla forma (perché è «esplorazione»), analizza il movimento di tale contenuto e costruisce così l’oggetto della storia. Come metodo di analisi, esclude ogni costituzione ‘a priori’ del reale e introduce alla comprensione del divenire in generale e delle leggi «universali» dello sviluppo ‘storico’. Gramsci non metterà mai in discussione questa «definizione» di Marx, ma indirizzerà le sue ricerche verso la critica alle deviazioni meccanicistiche e dogmatiche, prodotte soprattutto da Bucharin che, nel suo ‘Manuale popolare’, elude il problema della dialettica supponendola «nota» al lettore. Secondo Gramsci, questa omissione può avere origine solo da una concezione erronea della filosofia della prassi, che Bucharin presume «scissa in due elementi: una teoria della storia e della politica concepita come sociologia, cioè da costruirsi secondo il metodo delle scienze naturali (sperimentale nel senso grettamente positivistico), e una filosofia propriamente detta che poi sarebbe il materialismo filosofico o metafisico o meccanico (volgare)» (MS, EI, p. 132, ER pp. 155-56), anche se quest’ultima viene definita come «materialismo dialettico». Enunciare il problema dell’unità e dell’integralità della filosofia della prassi non può non avere come presupposto teorico e metodologico l’accentuazione della «importanza e significato della dialettica» che è «sostanza midollare della storiografia e della scienza della politica» (MS, EI p. 132, ER p. 156). Altrimenti si riduce a «una logica formale, a una scolastica elementare» (MS, EI, p. 132, ER p. 156). Partendo da questi presupposti, la dialettica riacquista tutto il suo significato perché permette di ricomporre la frattura fra filosofia e politica, perché «supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali)» nella nuova filosofia del marxismo, «sia l’idealismo che il materialismo tradizionali, espressioni della vecchia società» (MS, EI, p. 132, ER p. 156)” [Dominique Grisoni Robert Maggiori, ‘Guida a Gramsci’, Roma, 1975] (pag 172-174) [(1) K. Marx, ‘Introduzione alla II edizione del ‘Capitale’, Editori Riuniti, Roma, 1970, pp. 27-28] [MS ‘Il materialismo storico e la filosofia di B. Croce’; EI Einaudi, ER Editori Riuniti]