“La pressione della classe operaia sul sistema capitalistico è considerata da Ernest Mandel come un mezzo per renderne più evidente la contraddizione tra l’effettiva socializzazione della produzione e la tendenza capitalistica all’appropriazione (29), anche se è innegabile il fatto che, a differenza di quanto è sostenuto dai più accesi marxiani, i termini del conflitto fra capitale e lavoro, lungi dal radicalizzarsi nelle forme dell’estremo impoverimento e del più sfrenato sfruttamento, si traduce nella richiesta, da una parte, e nella concessione, dall’altra, di benefici economici. «Tuttavia,» scrive Michael Barratt Brown «se respingiamo il concetto marxiano di “tendenze che si fanno valere con ferrea necessità” all’interno della struttura economica e mettiamo l’accento sulle contraddizioni tra le strutture, dobbiamo essere molto più precisi sulla natura di queste contraddizioni, così come si sono sviluppate, di quanto non potessero esser Marx ed Engels» (30). In altre parole, Marx non aveva previsto l’aumento dell’attività imprenditoriale dello Stato (costretto a intervenire con investimenti ognora crescenti nell’area dei servizi), il quale, nell’intento di rendersi tramite tra l’attività privata e le masse dei destinatari della produzione, è continuamente indotto a promuovere, da una parte, agevolazioni e aiuti ai gruppi economici, che appaiono sempre più investiti di una funzione pubblica, e, dall’altra, a socializzare settori progressivamente più ampi di proprietà. Si viene a determinare così una forzatura in termini tra gli scopi della proprietà – che ha assunto incontrovertibili caratteristiche sociali – e l’etica dell’iniziativa privata. Contrariamente a quanto Marx aveva previsto, la proprietà non è diventata un freno allo sviluppo, ma la sua connotazione, il suo carattere di bene inserito in un contesto sociale al quale non interessa ormai più l’appropriazione pura e semplice dello stesso, ma la sua  destinazione come fattore di produzione. La tendenza da parte dei privati a comprimere i costi per consentire ai produttori di affermarsi sul mercato e di creare i massimi profitti è venuta meno nella fase tecnologicamente avanzata dell’amministrazione del potere economico. Al detentore e amministratore della ricchezza si è sostituito il dirigente d’impresa, secondo la definizione datane da James Burnham in ‘The Managerial Revolution’, il quale è naturalmente interessato a potenziare l’azienda in termini di continuità e di rinnovamento tecnico piuttosto che in termini di profitti” [Riccardo Campa, ‘Il riformismo rivoluzionario cileno’, Padova, 1970] [(29) Ernest Mandel, ‘Trattato di economia marxista’, Samonà e Savelli, Roma, 1965; (30) Michel Barratt Brown, ‘Il marxismo e lo sviluppo economico del capitalismo’, in Aa. Vv., Sviluppo economico e rivoluzione’, trad. it. G. Felici Ingrao, G. Migliardi, De Donato, Bari, 1969, p. 40]