“(E. Germain, “1903-1953. Les sources théoriques de la conception d’organisation bolchévik”, “Quatrieme Internationale”, n. 8-10 (vol.11), nov. 1953). “La conscience communiste de l’exterieur dans le mouvement ouvrier” (8). p. 40 “3) Anche il più grave rimprovero rivolto alla concezione organizzativa leninista toccò, al di là di Lenin, l’insieme delle concezioni organizzative marxiste. Cioè la famosa tesi sviluppata nel “Che fare?” [secondo la quale la coscienza di classe nella sua forma più alta (concezione marxista del mondo) deve essere introdotta dall’esterno nella classe operaia da parte di intellettuali comunisti]. Questa tesi è stata formulata in effetti non da Lenin ma da Kautsky e prima di lui da Victor Adler sul Programma di Hainfeld della socialdemocrazia austriaca. Essa era parte integrante della concezione organizzativa della II Internazionale nel suo periodo più bello, vivente Engels. [Germain cita due passi di articoli di Kautsky (uno dell’aprile 1901 e l’altro dell’ottobre 1901) che dice sembrano aver dovuto ispirare direttamente il passo analogo del “Che fare?” e così li commenta:] E’ tuttavia esagerato affermare che il proletariato – più correttamente: gli elementi più avanzati del proletariato – sia incapace d’arrivare da se stesso alla coscienza socialista. Ciò è vero per la classe in generale, non è vero per l’avanguardia… ‘l’esperienza della lotta di classe’ conduce inesorabilmente gli elementi più avanzati, più intelligenti, i più rivoluzionari della classe operaia a conclusioni marxiste. E’ solamente in questo senso, che non toglie nulla al fondo del ragionamento, che occorre mitigare l’affermazione di Kautsky-Lenin. Lenin stesso ha operato questa correzione quando riedita nel 1908 i suoi articoli redatti nel corso di diverse polemiche interne alla socialdemocrazia russa [cita dalla Prefazione a “Dodici anni”, v. scheda]. “Les deux fondaments du bolchevisme” p. 41. Non è solo la costituzione di tutti gli elementi comunisti della classe operaia in un partito separato dalle masse, come strumento necessario alla vittoria della rivoluzione socialista, che fa l’essenza del bolscevismo. Vi è un altro [il secondo] elemento indispensabile per integrare questa concezione dell’organizzazione nell’insieme della concezione marxista del mondo: è la necessità del legame più intimo tra l’avanguardia organizzata e «la classe veramente rivoluzionaria sollevantesi spontaneamente alla lotta», la necessità di una partecipazione incondizionata dell’avanguardia a ogni movimento reale delle masse, quali che siano le sue forme, i suoi errori, i suoi pregiudizi. Contrariamente agli individui d’avanguardia, le masse non imparano né attraverso la lettura, né con la propaganda orale, né con l’esempio. Esse apprendono solo mediante l’esperienza. La loro esperienza essenziale è la loro esperienza di lotta. Senza partecipare alle loro lotte reali non si ha modo di influenzare questa esperienza, né soprattutto di far accettare le conclusioni che si traggono. Il bolscevismo è contemporaneamente la proclamazione della separazione dell’avanguardia dalla classe, e della sua integrazione nella classe. Come tutto ciò che esiste, il bolscevismo è una unità di contrari. [Se si stacca l’un elemento dall’altro si ha: nel caso si prenda solo il primo: uno «sterile settarismo», nel miglior caso e nel peggiore una «direzione burocratica» e la «violenza sul proletariato da parte di un gruppo di “dirigenti” avventuristi e arbitrari». Nel secondo caso si arriva a «dissolvere la coscienza comunista nella coscienza media della classe, che è, politicamente, una coscienza piccolo-borghese prigioniera di pregiudizi e idee piccolo-borghesi»]. Questa concezione – dice Germain – risale a Marx e Engels, alla loro critica del socialismo premarxista, delle sette e della «attitudine settaria dei lassalliani verso i sindacati» e cita un brano di una lettera di Engels a M.me Wischnewetzky del 28 dicembre 1886 (da “Correspondance Fr. Engels, K. Marx et divers”,II, 1884-1895, publiée par F.A. Sorge, Costes, Paris, 1950, p. 68) (9) in cui si dice che occorre «integrarsi (marcher pour)» in ogni movimento generale della classe operaia reale, accettarne il punto di partenza di fatto come tale e condurlo gradualmente al livello teorico, facendo risaltare come ogni sbaglio fatto, ogni sconfitta subita, sia una conseguenza necessaria di errori d’ordine teorico nel programma originale. Essi avrebbero dovuto, come dice il “Manifesto”, «rappresentare nel presente del movimento l’avvenire del movimento»” [(in) Arrigo Cervetto, ‘Opere. 5. Quaderni. Sviluppo italiano e Partito strategia’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017] [(8) «La coscienza comunista “dall’esterno” nel movimento operaio». Nel seguito Germain fa riferimento  al programma del Partito socialdemocratico austriaco approvato al Congresso socialista svoltosi ad Hainfeld nel 1888; (9) Cfr. Engels, Friedrich: “Lettera a Florence Kelley-Wischnewetzky del 28 dicembre 1886”, in Engels, Friedrich, “Lettere aprile 1883 – dicembre 1887”, Edizione Lotta comunista, Milano, 2009, pp. 422, 423] (pag 354-355-356) (Ernest Germain pseudonimo di Ernest Mandel, ndr) [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]