“Così nel giugno 1872, dopo il lavoro preparatorio svolto soprattutto da Osvaldo Gnocchi-Viani, sorse col nome di “Lega operaia d’arti e mestieri” la prima sezione romana dell’Associazione internazionale dei lavoratori. La Lega nasceva come associazione ‘mista’, in cui si univano cioè operai di ogni categoria, indipendentemente dall’arte o dal mestiere esercitato; ed era una forma organizzativa elementare, che seguiva la linea di minor resistenza. I promotori della Lega, dopo alcune riunioni preliminari tenute in un locale fuori Porta Angelica il 16 e il 23 giugno, si accordarono sul seguente: “Programma sociale (…)”. (…) Nella stessa seduta (riunione del 30 giugno, ndr) fu nominata una nuova commissione nelle persone di Rossi, Petrillo, Catufi, Giuseppe Melchiorri (operaio cementista) e Gnocchi-Viani, come segretario. Il 28 luglio la lega votò a pieni voti l’affiliazione all’Internazionale e un quesito da sottoporre alla Conferenza di Rimini di quella organizzazione; e si apportò conseguentemente una variazione al programma, in cui la dizione del capoverso “Dichiarano di sentirsi fratelli con tutti gli operai del mondo” fu sostituita con la dizione “Ci costituiamo in Sezione della grande ‘Associazione internazionale dei lavoratori’ e dichiariamo di sentirci solidali con tutti gli operai del mondo, che tendano ad emancipare il lavoro e stabilirlo come sola base della gran Famiglia umana”. Con l’adesione alla Conferenza di Rimini (agosto 1872) la Lega operaia entrò in relazione con il centro del movimento internazionalista italiano, ossia con quelle sezioni romagnole che erano sotto l’influenza di Bakunin. Ma anche dopo Rimini il legame con il movimento delle altre regioni rimase a lungo precario, quasi inesistente, fino al Congresso della Mirandola (marzo 1873). E, fino a questa data, nessuno forse dei membri della Lega operaia ebbe coscienza del sostanziale significato delle risoluzioni “antiautoritarie” di Rimini: questi primi militanti romani, concentrati soprattutto sul lavoro pratico di organizzazione, non erano ancora a conoscenza dei termini della questione; il bakuninismo non era ancora penetrato tra loro, e di Bakunin era nota soltanto la lotta contro Mazzini, non l’opera di scissione che aveva condotto e conduceva in seno all’Internazionale. Per questo Gnocchi-Viani, che pure era il segretario della Lega, trovava del tutto naturale, pochi giorni soltanto dopo la Conferenza di Rimini, scrivere ad Engels per informarlo dell’andamento della sezione romana, per chiedergli bolli, statuti e regolamenti dell’Internazionale” [Franco Della Peruta, L’Internazionale a Roma dal 1872 al 1877] [(in) Nuova Antologia, N° 2184, Ottobre-Dicembre 1992]