“Ci si è a lungo interrogati su quale sia stata la molla che spinse Lenin a varare la Nuova Politica Economica (NEP), ma oggi sappiamo che la decisione fu accelerata dall’inizio del febbraio 1921 dai rapporti sull”antonovscina’, la rivolta contadina guidata dal militante socialrivoluzionario Aleksandr Stepanovic Antonov. Se il nemico, come se ne evinceva, non erano ormai più i ‘kulaki’ (contadini ricchi), ma ventidue milioni di famiglie di piccoli proprietari dei villaggi, i dirigenti del partito erano davanti a una scelta: andare alla guerra civile aperta contro i contadini oppure rafforzare la base sociale del potere sovietico, attraverso la riammissione controllata di elementi di libero mercato e dell’iniziativa privata. Con la NEP fu scelta la seconda alternativa: le requisizioni agricole ebbero termine e fu ripristinato un circuito di natura commerciale e non più amministrativa tra città e campagna, in una cornice di relative libertà economica che consentiva lo svolgersi di piccole attività industriali e l’esercizio del commercio urbano. Fu un periodo di pacificazione sociale che favorì in un certo qual modo un modesto sviluppo economico, ma non la libertà politica” [Marco Natalizi, “L’Unione sovietica dalla rivoluzione al post-stalinismo”] [(in) Aa.Vv, ‘Dai nazionalismi ai totalitarismi. Stati, nazioni, politica’. Libro 1. Volume 29. Serie ‘La storia. Italia Europa Mediterraneo. Dall’antichità all’era della globalizzazione’, Milano, 2017] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:18 Luglio 2017