“Marx ed Engels combatterono le illusioni democratiche dei pacifisti e il falso filantropismo borghese, che voleva con la concordia delle classi abolire la guerra, e dimostrarono l’esigenza storica dell’uso della violenza rivoluzionaria per la trasformazione della società. Questa esigenza imprescindibile per la rivoluzione proletaria, è stata enunciata da Marx, nell’indirizzo del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti del marzo del 1850, che stabilisce al tempo stesso la tattica proletaria della doppia rivoluzione: «Ma per potersi contrapporre energicamente e minacciosamente a questo partito (il partito avversario democratico borghese), il cui tradimento verso gli operai incomincerà con la prima ora della vittoria, gli operai debbono essere (…) organizzati. (…) bisogna opporsi subito al ristabilimento della vecchia guardia civica rivolta contro gli operai. Ma dove non possa venir conseguito quest’ultimo scopo, gli operai debbono tentare di organizzarsi indipendentemente in guardia proletaria, con capo e stato maggiore eletti da loro, e di porsi agli ordini non dei poteri dello Stato, ma dei Consigli comunali formati dagli operai (organizzazioni politiche territoriali, dei veri e propri soviet). Dove gli operai sono alle dipendenze dello Stato, debbono effettuare (…) la propria organizzazione in un corpo speciale, con capi scelti da loro, oppure come parte della guardia proletaria (…)». Marx qui enuncia la esigenza di una guardia rossa e di una armata rossa per la presa rivoluzionaria del potere. Questo insegnamento scaturì dalla sanguinosa lotta di classe del giugno 1848 in Francia, dove i proletari parigini tentarono per la prima volta “la scalata al cielo”; la risposta della borghesia fu immediata: mentre si era dimostrata vile nel combattere le forze della reazione feudale, si dimostrò decisa e feroce nel combattere il proletariato. Al III° Congresso dell’Internazionale, tenuto a Bruxelles nel 1863, si votò una mozione sull’atteggiamento nel caso di conflitto delle grandi potenze europee, dove i lavoratori erano invitati ad impedire la guerra fra i popoli e si raccomandava lo sciopero generale in caso di guerra. Marx ed Engels, anche se furono costretti a mettere negli Statuti e nell’Indirizzo Inaugurale, che correvano il rischio di essere redatti da Mazzini, le parole morale, civiltà e diritto, condussero un’aspra lotta contro tutte le correnti pacifiste e di ispirazione piccolo-borghese che predicavano pace e disarmo e affermarono che in regime borghese le guerre sono inevitabili perché sono una diretta conseguenza del sistema stesso. Al congresso di Losanna del 1867, da parte dei delegati di sinistra legati a Marx fu sottolineato che “non era sufficiente sopprimere l’esercito permanente per sostituirlo con la milizia popolare, per porre fine alle guerre”, ma necessitava una trasformazione di tutto l’ordine sociale esistente. La rivendicazione della milizia popolare è caratteristica della democrazia borghese rivoluzionaria all’epoca della grande rivoluzione francese. “Questa idea, consisteva nella riconciliazione di tutte le classi della società borghese, nella formazione di un fronte unico nazionale, che pretendeva di levarsi al di sopra delle classi”. All’epoca della formazione della Prima Internazionale le correnti non marxiste si illudevano che la panacea universale per impedire la guerra fosse la soppressione degli eserciti permanenti, sostituiti dalla milizia popolare. Queste illusioni democratiche furono anche sostenute dai destri della Seconda Internazionale, in modo particolare da Jaures” [L’Antimilitarismo nella seconda Internazionale. Premessa] [(in) ‘Comunismo’, rivista semestrale, Firenze, n. 16 settembre-dicembre 1984]