“In effetti tutta la storia dei rapporti fra Lenin e la Luxemburg è la storia di una catena di dissensi. Lenin e la Luxemburg cominciarono a dissentire verso la fine del secolo sulla questione nazionale polacca; poco dopo si trovarono nuovamente in disaccordo sul ruolo delle masse contadine nella rivoluzione, poi vennero a polemica sulle questioni organizzative di partito, come è documentato in queste pagine. Furono ancora di diverso parere sulla definizione dell’imperialismo e sulla natura delle guerre nazionali nell’era dell’imperialismo. Uniti nella opposizione rivoluzionaria e internazionalista alla prima guerra mondiale nonché sulla tattica dell’insurrezione e della conquista del potere, si divisero subito sul modo di concepire l’esercizio di questo potere: Lenin per la dittatura del proletariato, la Luxemburg per una democrazia operaia in cui l’aggettivazione di classe qualificasse, non svuotasse o alterasse il contenuto del sostantivo democratico. Ma si trattò sempre di contrasti che, malgrado la fermezza e la fierezza dei contendenti, non degenerarono mai in reciproche incriminazioni. La Luxemburg, nel momento stesso in cui criticava Lenin, ne esaltava le capacità di capo rivoluzionario e il merito di aver condotto il partito bolscevico alla vittoria dell’Ottobre. Per Lenin la Luxemburg, malgrado quelli che egli riteneva degli «errori», restava un’aquila del pensiero marxista e dell’azione rivoluzionaria” [Pier Carlo Masini, Introduzione] [(in) Rosa Luxemburg, Centralismo o democrazia? (Replica a Lenin). Testo integrale del saggio: “Questioni di organizzazione della socialdemocrazia russa” (Stuttgart, 1904)] [“Per Lenin, la differenza tra il socialismo democratico e il blanquismo si riduce al fatto che c’è un proletariato organizzato e provvisto d’una coscienza di classe al posto d’un pugno di congiurati. Egli dimentica che questo implica una completa revisione delle idee sull’organizzazione e conseguentemente una concezione del tutto diversa dell’idea del centralismo, come pure dei rapporti reciproci tra la organizzazione e la lotta. Il blanquismo non si poneva il problema dell’azione immediata della classe operaia e quindi poteva fare a meno dell’organizzazione delle masse” (pag 22, RL.); “Ne deriva che il centralismo socialdemocratico non potrebbe basarsi né sulla cieca obbedienza, né su una subordinazione meccanica dei militanti nei confronti del centro del Partito” (pag 23 RL); “In effetti la socialdemocrazia non è legata all’organizzazione della classe operaia, essa è ‘il movimento proprio’ della classe operaia. E’ necessario quindi che il centralismo della socialdemocrazia sia di natura fondamentalmente diversa dal centralismo blanquista” (pag 24, RL); “L’ultracentralismo difeso da Lenin ci appare come impregnato non già di uno spirito positivo e creatore, bensì dello spirito sterile del sorvegliante notturno. Tutta la sua cura è rivolta a ‘controllare’ l’attività del Partito, e non a fecondarla; a restringere il movimento piuttosto che a svilupparlo; a strozzarlo, non a unificarlo” (pag 29, RL); “Si tratta, dice Lenin «di forgiare un’arma più o meno affilata contro l’opportunismo. E l’arma deve essere tanto più efficace quanto più profonde sono le radici dell’opportunismo». Parimenti, Lenin vede nei poteri assoluti che attribuisce al Comitato centrale e nel muro che eleva intorno al Partito, una diga contro l’opportunismo” (pag 31 RL); “«Il burocratismo opposto al democratismo, dice Lenin, non significa altro che il principio di organizzazione della socialdemocrazia rivoluzionaria opposto ai metodi di organizzazione opportunisti». Egli insiste sul fatto che lo stesso conflitto tra tendenze centralizzatrici e tendenze autonomistiche si manifesta in tutti i paesi nei quali si fronteggiano socialismo rivoluzionario e riformismo” (pag 31 RL)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:3 Novembre 2016