“Mi sorprende, per dirvi la verità, il vostro improvviso proposito di non occuparvi più del materialismo storico, ma non so non approvarvi, essendo parse sempre anche a me che si possa cavarne poco costrutto; e ormai le esagerazioni e le pretese del Labriola sono pressoché sfatate. Questi ultimi scritti di Sorel mi sembra che faccian sfumare il materialismo storico. – Ma non sarebbe opportuno che prima scriveste quel vostro libro sul Marx, di cui mi parlaste nello scorso luglio? Ciò che mi ha scritto il Labriola sul conto vostro coincide con quanto ha scritto anche a voi. Io ancora non gli ho risposto; ma gli dirò in proposito quello stesso che gli avete risposto voi (1). Curioso davvero quel lagnarsi con voi della stoltezza degli altri, che non s’accorgono che Croce sia una cosa diversa da Labriola, e che gli scritti di Croce se si allontanano dagli scritti di Labriola, non importano contraddizioni o pentimenti in questo, ma critiche alla sua dottrina! – (…) Nella lettera del Labriola si parla anche della ‘crisi del marxismo’; e si afferma che il solo fatto serio che vi sia, è la discordia tra il Bernstein e il Kautsky circa i limiti dell’applicazione pratica del marxismo politico (2). Ma io credo anche che siavi un altro fatto importante per lui, Labriola, teorico del marxismo, rispetto alla filosofia. Mi dice che forse scriverà prossimamente un volumetto col titolo ‘Polemica di mat. storico’ per entrare in disputa con me e con altri, vincendo certa sua ripugnanza al ‘dibattito tassativo e letterale’. Staremo a vedere. Nella edizione francese del ‘Discorrendo ecc.’ sarà (già lo saprete) un lungo post-scriptum contro di voi” [G. Gentile a B. Croce, 24 novembre 1898] [(in) Giovanni Gentile, ‘Lettere a Benedetto Croce’. Vol I, 1972] [note: “(1) Il Croce, nella lett. cit. diceva aver respinto l’accusa “di aver contribuito a confondere le menti dei socialisti italiani e non italiani”, ché anzi egli si era proposto di rischiararle. Mentre riteneva meno infondata la possibilità che si fosse generata una confusione tra le sue opinioni e quelle del Labriola per la “cortesia della forma” che aveva adoperato nei propri scritti nel desiderio d’intendersi con lui. Ad ogni modo aveva promesso al Labriola di dissipare ogni dubbio aggiungendo ai suoi scritti opportune avvertenze; (2) v. A. Labriola, À propos du Livre de Bernstein, in “Le mouvement socialiste’, a. I., 1899, 1° maggio, e ‘A proposito della crisi del marxismo’, in “Rivista di socio.”, a. III, 1899, fasc. III, pp. 317-31 (in Saggi, cit., pp. 294-319)”