“Da tutto questo è evidente che Engels, quando parlava di una rivoluzione socialista simultanea in Inghilterra, America, Francia e Germania, non intendeva affatto che la conquista del potere da parte del proletariato avverrà assolutamente nello stesso momento in questi quattro paesi. Engels non era affatto dell’opinione che uno singolo di questi paesi non possa “cominciare”. Solo dai signori “capi” della II Internazionale la questione viene posta così piatta, i quali con la parola “internazionalismo” cercavano di coprire il loro tradimento, di giustificare la loro inattività, il loro passaggio dalla parte della “loro” patria borghese; Engels invece voleva dire che la vittoria dell’ordine socialista sul capitalismo avverrà solo quando il socialismo si sarà consolidato nei quattro paesi – che allora erano i quattro paesi guida – cosa che, vista in una prospettiva storica, avverrà nel medesimo periodo. Nel 1885 Engels scrisse: «Solo una rivoluzione in tutta l’Europa, può essere vittoriosa». Quindi nel 1885 Engels considerava questa questione nello stesso modo come nel 1847. Questo punto di vista è stato difeso da Marx ed Engels nel Manifesto dei Comunisti. Secondo me è del tutto sbagliata l’affermazione che i pareri sopra riportati di Marx ed Engels sul carattere internazionale della rivoluzione socialista siano sorpassati dato che Marx ed Engels non hanno vissuto il periodo dell’imperialismo. Lenin scrisse una volta: «Né Marx né Engels hanno vissuto l’epoca imperialistica del capitalismo mondiale, la quale è iniziata solo negli anni 1898-1900. Però una caratteristica dell’Inghilterra, a partire dalla metà del 19° secolo, consisteva nel fatto che vi erano presenti almeno due caratteri essenziali dell’imperialismo: 1) immense colonie e 2) profitti di monopolio. Sotto ambedue gli aspetti, l’Inghilterra rappresentava allora un’eccezione fra i paesi capitalistici ed Engels e Marx, che analizzavano quest’eccezione, indicavano chiaramente e decisamente il nesso fra questo fenomeno e la temporanea vittoria dell’opportunismo nel movimento operaio inglese». La “legge della disuguaglianza”, dalla quale ora vengono tratte tante conclusioni sbagliate, Lenin non l’ha caratterizzata solo come legge dell’imperialismo, ma come legge del capitalismo in generale: «La disuguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo», scrisse Lenin [Opere XIII, 133]. Questa legge era naturalmente ben nota a Marx ed Engels (interruzione: E chi lo nega?). È assolutamente sbagliato affermare che la legge dello sviluppo diseguale del capitalismo non è nota ai fondatori del comunismo scientifico. La legge dello sviluppo diseguale – anzi, con ancora più precisione: dello sviluppo contraddittorio, antagonistico – nasce inevitabilmente dall’anarchia della produzione, dal sistema della concorrenza. In Marx si trovano una serie di formulazioni dirette sullo sviluppo diseguale del capitale. (…) Il marxismo naturalmente non è un dogma, bensì una guida per l’azione. Ma nel caso delle tesi sopra riportate di Marx ed Engels non si tratta di parole fortuite, ma della concezione fondamentale del marxismo. Abbiamo qui il nocciolo rivoluzionario del marxismo. È noto che Bernstein ed altri revisionisti e “seguaci”, per esempio di Charles Andler, iniziarono il loro “lavoro” cercando di “dimostrare” che il Manifesto dei Comunisti sarebbe sorpassato. I marxisti ortodossi, soprattutto Lenin, contro di questo hanno condotto la lotta nel modo più deciso. Questo dobbiamo fare adesso anche noi. Va da sé che ogni passo reale che favorisce veramente il mantenimento delle conquiste della rivoluzione proletaria vale più di dozzine di tesi e programmi sull’utilità della rivoluzione mondiale “in generale”. A questo riguardo il proletariato internazionale deve imparare nella massima misura da Lenin, primo capo della rivoluzione proletaria vittoriosa. Lenin sostiene pienamente le concezioni fondamentali di Marx ed Engels. Dopo la presa del potere attraverso i bolscevichi, Lenin è continuamente ritornato sulla questione del socialismo in un singolo paese. Vogliamo riportare qui solo le sue dichiarazioni più importanti: «Una vittoria completa, definitiva a livello internazionale nella sola Russia è impossibile, essa sarà possibile solo, quando il proletariato vincerà in tutti i paesi, almeno nei paesi più progrediti o in alcuni dei paesi più progrediti» [Op. XVI, 61]. «L’ho già espresso ripetutamente: in confronto ai paesi progrediti, per i russi era più facile iniziare la grande rivoluzione proletaria, ma sarà difficile per loro continuarla, condurla fino alla vittoria finale, nel senso della società socialista completa». «Quando mai qualcuno dei bolscevichi ha negato che la rivoluzione può vincere definitivamente solo quando comprenderà tutti o almeno alcuni dei paesi progrediti più importanti?» [Op. XVI, 195]. «La rivoluzione sociale in un tale paese può portare alla vittoria definitiva a solo due condizioni: primo, alla condizione che venga appoggiata in tempo dalla rivoluzione sociale in uno o più paesi progrediti. La seconda condizione è l’accordo del proletariato che realizza la sua dittatura, cioè che tiene nelle sue mani il potere statale, con la maggioranza della popolazione contadina» [Op. XVIII, I, 137]. Per la vittoria Lenin quindi riteneva necessario non una, bensì due condizioni, cioè non solo il collegamento con il contadiname, ma anche la rivoluzione internazionale. In altre parti quando tratta i vari stadi dello sviluppo e del consolidamento del socialismo, Lenin indica anche tempi più brevi. Estremamente importante è la seguente dichiarazione di Lenin: «Fino a che la nostra repubblica sovietica rimane una isolata marca di confine di tutto il mondo capitalistico, sarebbe una fantasticheria del tutto ridicola e un’utopia, pensare alla nostra piena indipendenza economica e alla sparizione di questo o quel pericolo» [Op. XVII, 408]. Il compagno Stalin ha citato questo passo nel suo discorso alla 15ª Conferenza del Partito, lasciando via le parole da me sottolineate. Ma proprio in esse sta tutto il nocciolo della questione, e queste parole di Lenin dicono chiaramente che non si tratta solo dell’intervento armato ma anche dell’accerchiamento economico, e cioè che abbiamo da temere che con l’aiuto delle leggi del mercato mondiale ci ruberanno la nostra “piena indipendenza economica”. A questo sistema ben congegnato delle concezioni di Marx, Engels e Lenin, caratterizzate dalle numerose citazioni sopra riportate da questi classici, di solito viene contrapposto un piccolo frammento da un piccolo articolo di Lenin, scritto il 25 agosto 1915. Guardiamo questo frammento. Nel suddetto saggio, dal titolo “Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa”, Lenin scrive: «L’ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile il trionfo del socialismo dapprima in alcuni paesi o anche in un solo paese capitalistico, preso separatamente. Il proletariato vittorioso di questo paese, espropriati i capitalisti e organizzata nel proprio paese la produzione socialista, si porrebbe contro il resto del mondo capitalistico, attirando a sé le classi oppresse degli altri paesi, infiammandole ad insorgere contro i capitalisti, intervenendo, in caso di necessità, anche con la forza armata contro le classi sfruttatrici e i loro Stati. La forma politica della società nella quale il proletariato vince abbattendo la borghesia sarà la repubblica democratica che centralizzerà sempre più la forza del proletariato di una nazione o di più nazioni nella lotta contro gli Stati non ancora passati al socialismo. Impossibile è la soppressione delle classi senza la dittatura della classe oppressa, il proletariato. Impossibile è la libera unione delle nazioni nel socialismo senza una lotta ostinata, più o meno lunga, fra le repubbliche socialiste e gli Stati arretrati» [Op. XXI, 314]. Da questo
frammento si estraggono solo le parole: “è possibile il trionfo del socialismo dapprima in alcuni paesi e anche in un solo paese” e se ne trae la conclusione che la teoria di Lenin è la teoria del socialismo in un paese.” [Discorso di Zinoviev. Settima sessione dell’Esecutivo Allargato dell’Internazionale Comunista, Comunismo, Firenze, 1987] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]