“Spartaco incarnava agli occhi di Marx le virtù agonistiche di classe al massimo livello. In una lettera ad Engels del 27 febbraio 1861, egli lo definisce nel modo seguente: «Grosser General (kein Garibaldi), nobler Charakter, ‘real representative’ des antiken Proletariate» [«Grande generale (non un Garibaldi), carattere nobile, vero rappresentante dell’antico proletariato». Un generale più grande di Garibaldi: le qualità necessarie all’agone. Un carattere più nobile: le qualità necessarie all’attaccamento alle masse. La virtù di Spartaco è virtù agonistica di classe perché la frase continua «vero rappresentante dell’antico proletariato». Marx definisce questa virtù come nobiltà. Ma è una nobiltà che esprime la qualità del proletariato e che è pertanto agli antipodi della nobiltà patrizia, quella che deriva dalle stesse necessità dell’esercizio dell’egemonia. Marx prosegue: «Spartaco vi figura come il tipo più in gamba» («famoseste Kerl», l’inglese «fellow» renderebbe l’idea, «gaillard» in francese) «che ci sia posto sotto gli occhi da tutta la storia antica». Marx, scrivendo queste righe, si riferiva al testo di Appiano che aveva appena letto in greco, ed a proposito del quale esprimeva nella stessa lettera ad Engels tutta la sua ammirazione, «sehr wertvoller Buch», libro di grande valore (*)” [Jean Fallot, ‘Lotta di classe e morale marxista’, Verona, 1972] [nota: (*) Questo è l’intero brano della lettera ad Engels (trad. di S. Romagnoli, ‘Carteggio Marx-Engels, cit., vol. IV, pag. 26) che fa riferimento al testo di Appiano: «…non ho letto un solo giornale, e nemmeno una volta la Tribune sull’American crisis. Invece alla sera per sollievo le guerre civili romane di Appiano nel testo greco originale. Libro di grande valore. Costui è un egiziano dalla testa ai piedi. Schlosser afferma che “non ha anima”, probabilmente perché sviscera fino in fondo le cause materiali di queste guerre civili. Spartaco vi figura come il tipo più in gamba che ci sia posto sotto gli occhi da tutta la storia antica. Grande generale (non un Garibaldi), carattere nobile, ‘real representative’ dell’antico proletariato. Pompeo un vero mammalucco salito in falsa rinomanza come ‘young man’ di Silla, ecc., prima appropriandosi dei successi di Lucullo (contro Mitridate), poi quelli di Sertorio (Spagna) e così via. Come generale, ‘l’Odilon Barrot romano. Un disgraziato non appena deve misurarsi con Cesare. Cesare fece i più grossolani errori militari, a bella posta, da insensato, per far perdere la bussola al filisteo che gli stava di fronte. Un comune generale romano, diciamo Crasso, lo avrebbe annientato sei volte durante la lotta nell’Epiro. Ma con Pompeo tutto era possibile. Shakespeare nel suo ‘Love’s labour lost’ mostra d’aver intuito quel che Pompeo era effettivamente» (N.d.C)]