“Un altro strumento attraverso cui passa la subordinazione del lavoratore al capitale è la divisione tecnica del lavoro. La divisione tecnica del lavoro (organizzazione del lavoro) cambia continuamente con lo svilupparsi del capitalismo. Infatti, essa è la forma di organizzazione sociale della produzione assunta di volta in volta dalla divisione sociale del lavoro tra detentori delle potenze intellettuali, borghesia e i suoi servitori, e lavoratori, produttori di plusvalore, il proletariato. «Poiché la produzione e la circolazione delle merci sono presupposto generale del modo di produzione capitalistico, la divisione del lavoro di tipo manifatturiero (una forma storica di organizzazione del lavoro – par. nostra) richiede una divisione del lavoro all’interno della società che sia già giunta ad uno stadio di maturazione. Viceversa la divisione del lavoro di tipo manifatturiero sviluppa e moltiplica per reazione, la divisione sociale del lavoro». [(Marx, ‘Il Capitale’), 2. cap. 12.4, v. II p.52]. Si  possono  quindi dedurre due postulati fondamentali dell’analisi marxiana della società capitalistica: 1. ‘Il modo di produzione capitalistico è accentramento delle potenze intellettuali della produzione da parte dei capitalisti contro la classe operaia’; 2. ‘l’organizzazione del lavoro è determinata dai rapporti sociali di produzione nel loro sviluppo storico’ (e quindi dalla divisione sociale del lavoro) ‘ed, a sua volta, è strumento di estensione e conservazione del modo di produzione’. Questi postulati sono validi di volta in volta per tutti i lavoratori siano essi operai, impiegati o tecnici. Chi non subirà una forma di espropriazione delle proprie capacità professionali e delle proprie potenze intellettuali o non l’avrà ancora subita, e di conseguenza gestirà un ruolo privilegiato nella organizzazione capitalistica del lavoro e sul mercato del lavoro, non potrà essere considerato oggettivamente parte del proletariato. La sopravvivenza di strati sociali, che pur non essendo borghesia in senso stretto controllano gli strumenti intellettuali di produzione si spiega con il fatto che la borghesia non è in grado di gestire direttamente tutte  le potenze intellettuali e, per lunghi periodi della sua storia e in condizioni via via diverse, ne delega una parte a degli strati sociali che servono ad accrescere la sua potenza e a opprimere il proletariato. A questo proposito Naville fa notare come per Marx «la divisione in lavoro manuale e lavoro intellettuale ha un aspetto storico e non è fondata sull’apparenza produttiva o improduttiva degli uni o degli altri…”E’ in effetti una caratteristica del modo di produzione capitalistico di separare e di affidare a delle persone distinte dei diversi lavori, intellettuali o manuali: il che non impedisce che il prodotto materiale sia prodotto in comune da queste persone né di realizzare in ricchezza il prodotto comune, né impedisce d’altro canto che tutte queste persone siano per il capitale dei salariati. Tutte queste persone non sono solo occupate direttamente nella produzione di ricchezze materiali, ma scambiano direttamente il loro lavoro contro denaro in quanto capitale e riproducono dunque direttamente, contro il salario, un plusvalore per il capitale” (Karl Marx, ‘Histoire des doctrines économiques’, I.II, p. 214» (*). Tutto questo significa che la divisione sociale del lavoro tra lavoro intellettuale e lavoro manuale non si riduce e non coincide mai con la contrapposizione tra borghesia e proletariato, come d’altra parte non coincide nemmeno con la contrapposizione tra lavoro produttivo e lavoro improduttivo. La divisione sociale del lavoro (lavoro intellettuale e lavoro manuale in questo caso) è allo stesso tempo prodotto e condizione rispetto ai rapporti sociali di produzione che contrappongono i capitalisti al proletariato. Ciò non toglie che, dove i lavoratori intellettuali, ed eccezionalmente anche alcuni lavoratori manuali, siano concretamente in condizione di controllare i propri strumenti di produzione e quindi non siano completamente succubi del ricatto capitalistico «Tu mi cedi tutto il valore prodotto dal tuo lavoro, io ti pago in cambio i mezzi per sopravvivere», questa condizione giochi un ruolo importante nella collocazione di classe del lavoratore” [Enzo Mingione, ‘Impiegati, sviluppo capitalistico e lotta di classe’, Roma, 1973] [* Pierre Naville, ‘De l’alienation à la jouissance’, Editions Anthropos, Paris, 1970, p. 472]