“Occorre qui riportare ‘in extenso’ un passo di Marx (…) per la sua grande importanza. E’ nel Libro Secondo del ‘Capitale’, capitolo XX, paragrafo IV: ‘Mezzi di sussistenza necessari e mezzi di lusso’. (…) (v. Ed. Utet, 1980; da pag. 494. (…). «Ogni crisi conduce ad una diminuzione passeggera del consumo di lusso; essa rallenta e ritarda la ritrasformazione in capitale denaro del capitale variabile della sezione II, sottosezione b (nota: la sezione II della produzione capitalistica globale riguarda la produzione dei generi di consumo; in essa Marx introduce fino dall’epoca in cui poco si parlava di arredamento ed impianti installati e macchine domestiche, due sottosezioni, la a) per i generi di prima necessità, e la b) per i generi di lusso. Una buona formula per l’organizzazione economica sotto la dittatura proletaria sarebbe: a farsi fregare la seconda!), non permette che parzialmente detta ritrasformazione in capitale denaro dei salari pagati agli operai della produzione di lusso, mentre dall’altra parte essa crisi rallenta e diminuisce la vendita dei mezzi di consumo necessari. E conviene non dimenticare gli operai licenziati e resi improduttivi che ricevono per i loro servizi una parte della spesa di lusso dei capitalisti, divengono essi stessi una specie di articolo di lusso, e partecipano per una larga parte al consumo dei mezzi di sussistenza necessari. E’ il contrario che si verifica nei periodi di prosperità, e soprattutto al momento di un ‘ingannevole apogeo’ (…) in cui altri motivi fanno ribassare il valore relativo del denaro espresso in mercanzie, senza che vi sia una reale rivoluzione nei valori e fanno dunque salire i prezzi delle merci indipendentemente dal loro proprio valore. (Si noti che nel periodo prospero è logico che i prezzi salgano e ribassi il potere di acquisto del denaro). Non solo aumenta il consumo dei mezzi di sussistenza necessari; la classe operaia in cui l’armata di riserva è divenuta armata attiva (leggi: pieno impiego) partecipa momentaneamente al consumo di articoli di lusso che altra volta non le erano accessibili, e si mette a prendere parte al consumo di articoli tali che fino a quel momento non costituivano per la maggior parte che mezzi di consumo necessari per la classe capitalistica. Da ciò una ulteriore alzata di prezzi. «E’ una pura tautologia affermare che le crisi si producono per la mancanza di consumatori capaci di pagare gli articoli di consumo (di lusso). Il sistema capitalistico non conosce che consumatori paganti, fatta eccezione per i mendicanti ed i ladri. Se delle merci restano invendute è perché non hanno trovato compratori in grado di pagare, ossia consumatori. D’altra parte poco importa che in ultima analisi le merci siano acquistate per il consumo produttivo o per il consumo personale. Se si vuole dare a questa tautologia un’apparenza più seria, col dire che la classe operaia riceve una parte troppo scarsa del suo proprio prodotto, e che per rimediare a un tale inconveniente non vi è che da assicurarle una parte più grande di quello coll’aumentare il suo salario; allora noi (leggi: che neghiamo che la soluzione possa raggiungersi con il continuo elevamento dei salari anziché con la rivoluzione che sopprime il salariato) noi faremo rimarcare che tutte le crisi sono precisamente preparate da un periodo in cui il rialzo dei salari è generale, e in cui per conseguenza la classe operaia riceve in effetti una più larga parte del prodotto annuo destinato al consumo. Ma a dire dei nostri avversari, campioni della buona e sana ragione, tali periodi (il ‘benessere’…) dovrebbero al contrario prevenire le crisi. Sembra dunque, si deve proprio concludere, che la produzione capitalistica racchiuda in sé talune condizioni indipendenti dal buon piacere dei capitalisti; i quali non tollerano questa prosperità della classe lavoratrice che transitoriamente e come preludio di una crisi». Questo passo di Marx si presta ad essere bene considerato, nel corso di questa ricapitolazione delle stimmate discriminanti della storia recente del capitalismo USA, il primo che ha a gran voce parlato di lusso e di consumi voluttuari per il benessere di tutta la popolazione – il più carogna!” [[Amadeo Bordiga], Il corso del capitalismo mondiale nella esperienza storica e nella dottrina di Marx, 1750-1990. Rapporto alle Riunioni di Cosenza, di Ravenna e di Piombino; ed anche di Torino e di Parma. Firenze, 1991]