“Ne ‘L’Unico’ il filosofo tedesco nega il valore di ogni dottrina, rigetta la possibilità stessa di concepire una visione esaustiva del mondo o della realtà; critica con toni sarcastici la fede nella stessa nozione di “verità” oggettiva in ogni sua forma o versione. Se attacca ogni credo e ideologia, non offre alcuna alternativa teorica. La stessa “teoria” è pietra dello scandalo. E’ una posizione strana, per molti versi sconcertante e ‘decentrante’. Tale apparirà, con diverse reazioni, ai suoi stessi contemporanei. Ad una censura prussiana che, dopo un primo sequestro, riammetterà in circolazione ‘L’Unico’ perché le sembrerà tanto eccentrico, da far dichiarare al ministro von Falkestein: “Questo  libro si legge in gran parte come fosse ironico e confutasse se stesso…”. Tale sembrerà anche a Karl Marx e Friedrich Engels, i quali ne ‘L’Ideologia tedesca’ esibiranno la muscolatura teorica del nascente materialismo storico e dialettico svolgendo in chiave di commento, per oltre duecento pagine, una poderosa pars destruens de ‘L’Unico’ stirneriano destinata a restare inedita almeno nel diciannovesimo secolo, ed in cui scorgeranno a torto o a ragione la quintessenza del pensiero borghese (170). Anche ignorando le filiazioni anarchiche del suo pensiero che lo interpreteranno giocoforza ciascuna a suo modo, Stirner resta per la storiografia filosofica del nostro secolo un mistero irrisolto. Anche la veste di “precursore”, al fianco di Kierkegaard, dell’esistenzialismo contemporaneo, si rivela per alcuni versi opportuna ma per altri inadeguata, frangendosi contro la roccia di un “egoismo” assoluto che non può né intende uscire da se stesso, scrollandosi di dosso ogni forma di coinvolgimento etico e rifiutando a priori ogni lessico “generico”, fosse pure quello dell’analitica esistenziale heideggeriana” [Francesco Ferrante, ‘L’unico giornalista. Stampa e comunicazione in Max Stirner’, Napoli, 1998] [(170) La sistematicità degli attacchi di Marx ed Engels aveva forse una profonda ragione d’essere, dal momento che il radicalismo dell’Unico stirneriano giungeva a ridurre il pensiero postcartesiano e – nel’ottica del materialismo storico – “borghese”, ad una forma di trascendenza ‘assoluta’ fra l’individuo come Unico e l’Io inteso come cogito o autocoscienza. ‘Der Einzige’ poteva dunque apparire ai fautori del materialismo storico come una sorta di “bibbia” del pensiero borghese o, per meglio dire, come il testo che più di ogni altro esprimeva la “negazione” radicale dei valori delle classi dominanti e della sovrastruttura ideologica (che è dire, teologica) preindustriale. Ben più di quanto accedesse nella “miseria” della filosofia socialistico-utopistica e nelle varie diramazioni del pensiero liberale che ereditavano pur sempre, ciascuna a suo modo, alcune istanze giusnaturalistiche. Di qui, forse, l’incomprensione del salto implicato dalla rivolta “esistenziale” rispetto alla progettazione politica, e le ragioni della vastità della trattazione dedicata a Stirner (…)]