“Gli scritti di Marx, e in misura minore quelli di Engels, andavano dalle opere compiute e pubblicate in modo più o meno accurato, alle stesure più o meno incomplete e provvisorie, fino alle semplici annotazioni in margine alle loro letture. Non era facile tracciare una linea di distinzione tra le “opere” e le annotazioni o abbozzi preliminari. Il Marx-Engels Institut da poco fondato e posto sotto la direzione di quel formidabile conoscitore di Marx che fu D. Rjazanov, escluse dalle “opere” vere e proprie alcuni scritti, di cui peraltro intraprese la pubblicazione in un periodico miscellaneo parallelo, il “Marx-Engels Archiv”. Questi scritti non sarebbero stati inclusi in una raccolta di ‘tutti’ gli scritti fino alla nuova Mega degli anni ’70. Va anche tenuto presente che mentre gran parte degli appunti con notazioni di Marx ed Engels era disponibile nel ‘Nachlass’ di Marx e di Engels, in possesso del Partito socialdemocratico tedesco (trasferito, dopo l’ascesa al potere di Hitler nel 1933, presso l’Istituto internazionale di storia sociale di Amsterdam), la corrispondenza dei classici era estremamente dispersa e ne era quindi impossibile una sua edizione unitaria, se non altro perché in molti casi non si sapeva nemmeno dove reperire le lettere. In effetti, una serie di lettere di Marx e di Engels venne pubblicata separatamente, a volte dagli stessi destinatari, a volte dai loro esecutori testamentari, a partire dagli anni ’20, ma ad esempio un corpo epistolare vasto e importante come la corrispondenza con Lafargue non fu pubblicata che negli anni ’50 (1). Poiché la Mega non fu mai portata a termine, questi problemi non apparvero più, ben presto, molto urgenti: restano comunque degni di nota. Altrettanto degna di nota è la continua pubblicazione di materiali marxiani, tratti dalle più antiche raccolte esistenti soprattutto negli archivi del Partito socialdemocratico tedesco. Se infatti l’Istituto di Mosca cercò di acquistare la massima quantità possibile di scritti dei classici per la propria edizione completa – l’unica allora in preparazione – in realtà ottene solo le fotocopie della collezione archivistica di gran lunga più importante, mentre gli originali rimasero in Occidente. Gli anni ’20 videro dunque un notevole progresso nella pubblicazione degli scritti classici. Per la prima volta furono messe a disposizione del pubblico più vasto due categorie di materiali: i manoscritti inediti e la corrispondenza di Marx e di Engels con terze persone. Gil avvenimenti politici però posero ben presto gravi ostacoli sia alla pubblicazione, sia all’interpretazione, addirittura impensabili prima del 1914. Il trionfo dei nazisti nel 1933 disgregò il centro occidentale (tedesco) degli studi marxiani, e ritardò di molti anni la ripercussione delle interpretazioni fondate sui lavori da esso intrapresi. Per limitarci a un esempio, la monumentale biografia di Engels ad opera di Gustav Mayer, un’opera caratterizzata da una straordinaria erudizione, dovette uscire nel 1934 in un’edizione olandese di fuoriusciti, e rimase virtualmente sconosciuta ai marxisti più giovani della Germania occidentale del dopoguerra sino agli anni ’70. Molte nuove edizioni di testi marxiani non erano di per sé, per citare il titolo di una raccolta pubblicata negli anni ’20, “rarità marxiste” (2), ma era inevitabile che ‘divenissero’ rarità. In Russia il regime staliniano sconvolse il Marx-Engels Institut, soprattutto dopo l’estromissione e l’arresto di Rjazanov, e pose fine alla pubblicazione della Mega in tedesco, pur non impedendo – nonostante il tragico tributo delle purghe – la parziale prosecuzione del lavoro editoriale. Inoltre – e questo finì in un certo senso per essere anche più grave – l’affermarsi di quella che si potrebbe definire un’interpretazione stalinista ortodossa del marxismo, promulgata ufficialmente nel ‘Breve corso di storia del PC(b) dell’Urss’ nel 1938, fece sì che alcuni scritti di Marx apparissero eterodossi e quindi che la loro pubblicazione ponesse seri problemi. Questo avvenne soprattutto per gli scritti giovanili (3). Infine la guerra coinvolse anche l’Unione Sovietica, e anche questo fatto ebbe gravi ripercussioni per l’opera di Marx. La superba edizione dei ‘Grundrisse’, edita a Mosca nel 1939-41, rimase virtualmente sconosciuta (sebbene un paio di copie fossero giunte negli Stati Uniti) fino alla ristampa, a Berlino Est, nel 1953″ [E.J. Hobsbawm, La fortuna delle edizioni di Marx ed Engels] [(in) ‘Storia del marxismo. Volume primo. Il marxismo ai tempi di Marx] [(1) F. Engels, Correspondance avec Paul et Laura Lafargue, a cura di E. Bottigelli, 1956-59, 3 voll.; (2) Neudrucke marxistischer Seltenheiten, Leipzig, 1926 (ac Rudolf Franz, ndr); (3) Ancora negli anni ’60 l’edizione della Repubblica democratica tedesca dei Werke, pur non astenendosi dal pubblicare questi scritti, li fece uscire separatamente dalla serie principale e non come volumi numerati delle ‘Opere’]