“Già nel paragrafo 18 dei ‘Principi del comunismo’ Engels, riprendendo tanto la tradizione illuministico-giacobina quanto quella socialista pre-marxista, afferma la gratuità e l’universalità dell’istruzione e il «lavoro di fabbrica insieme» (4). Il proposito è quello di operare nella direzione della formazione di uomini «che sviluppino le loro attitudini in tutti i sensi», per effetto del venire meno della divisione del lavoro sulla base dello sviluppo della grande industria socializzata. Così nel paragrafo 20 del testo citato Engels precisa che «l’industria esercitata in comune e secondo un piano da tutta la società presuppone assolutamente uomini le cui attitudini siano sviluppate in tutti i sensi, che siano in grado di abbracciare tutto il sistema della produzione. La divisione del lavoro già ora minata dalle macchine (…) scomparirà dunque del tutto. L’educazione potrà far seguire ai giovani rapidamente l’intero sistema di produzione, li metterà in grado di passare a turno da uno all’altro ramo della produzione, a seconda dei motivi offerti dai bisogni della società o dalle loro proprie inclinazioni» (5). Già oggi, quindi, l’industria sembra muovere oltre lo sviluppo unilaterale dell’individuo, si tratta di potenziare la tendenza in atto nel modo di produzione capitalistico, consentendo ai giovani, attraverso l’istruzione unita al lavoro, di seguire l’intero sistema di produzione. Ma le posizioni espresse da Engels solo in parte saranno accolte nel ‘Manifesto’, dove si tiene conto dell’enunciato contenuto nel paragrafo 18 dei ‘Principi’, relativo al legame istruzione-lavoro, mentre non viene assunta la parte contenuta nel paragrafo 20.  Nello stesso periodo in cui Engels lavorava ai suoi ‘Principi’ Marx svolgeva all’Unione degli operai tedeschi di Bruxelles una serie di conferenze, ebbene negli appunti per una delle ultime di queste conferenze sottolineava il carattere utopistico e riformistico della cosiddetta «istruzione industriale». «Un’altra proposta prediletta dai borghesi è l’istruzione, in particolare l’istruzione industriale [‘industrielle’] universale»; detto che «l’industria moderna sostituisce sempre più il lavoro complesso col semplice, per il quale non c’è bisogno d’istruzione», Marx mette in rilievo quello che considera «il vero significato che l’istruzione ha presso gli economisti filantropi»: «insegnare a ciascun operaio quante più branche di lavoro è possibile, in modo che, se per l’introduzione di nuove macchine o per una mutata divisione del lavoro egli viene espulso da una branca, possa trovare il più facilmente possibile sistemazione in un’altra» (6). D’altronde «l’industria moderna rende dappertutto molto più semplice e facile da apprendere il lavoro»: la concorrenza scompagina continuamente il modo di produzione e i mezzi di produzione, producendo un mutamento perpetuo nella divisione del lavoro, nei macchinari e nell’uso di questi ultimi. In questo movimento il lavoro subisce una crescente semplificazione, la «capacità specifica dell’operaio smarrisce il suo valore», viene tramutato in una forza produttiva semplice, monotona che non deve più sottoporsi ad alcuno sforzo della mente. «Il suo lavoro diventa lavoro accessibile a chiunque». E’ per questo motivo «che accorrono da ogni luogo i suoi concorrenti: rammentiamo inoltre, che quanto più semplice è il lavoro, quanto più lo si apprende con facilità, quanti minori costi di produzione sono necessari per appropriarsene, tanto più in giù precipita il salario: infatti esso, come il prezzo di ogni merce, è determinato dai costi per produrlo» (7). Con l’innovazione tecnica e organizzativa gli «operai specializzati» vengono rimpiazzati «con operai non specializzati, uomini con donne, adulti con fanciulli» (8); in sintesi l’industria moderna mira «sempre a rimpiazzare un lavoro complesso, più elevato, con un lavoro più semplice, di tipo inferiore» (9). Pertanto «l’istruzione industriale» alla luce di quanto sopra riportato, risulta essere, a Marx, nient’altro che un veloce addestramento ai fini dell’intensificazione dello sfruttamento della forza-lavoro. Una valutazione che probabilmente lo portò, come dicevamo, nel corso della stesura definitiva del ‘Manifesto’, a non accogliere e né a confutare ma semplicemente ad accantonare l’impostazione engelsiana per la parte contenuta nel paragrafo 20, mentre tenne conto chiaramente dei brevi enunciati contenuti nel paragrafo 18 (legame istruzione-lavoro). Così nel ‘Manifesto’, dopo aver ricondotto l’educazione alla società e dichiarato il proposito di sottrarla all’influenza della classe dominante, alla fine del secondo capitolo, nell’indicare le misure immediate che il proletariato dovrà prendere dopo la conquista della democrazia, Marx cita l’«istruzione pubblica e gratuita per tutti i bambini», l’«abolizione del lavoro infantile nelle fabbriche nella sua forma attuale», l’«unificazione fra istruzione e produzione materiale ecc.» (10). Marx, nell’accettare il principio dell’unione dell’istruzione col lavoro materiale produttivo, esclude tuttavia ogni istruzione svolta nella fabbrica capitalista, così come essa è. (…)” [Vincenzo Orsomarso, ‘Educazione e trasformazione sociale’] [(in) Aa.Vv, ‘La scuola in trincea. Pedagogia, educazione e propaganda nei primi decenni del ‘900’, Centro Filippo Buonarroti, Milano, 2015] [note: (4) «Educazione di tutti i fanciulli a cominciare dal momento in cui possono fare a meno delle prime cure materne, in istituti nazionali e a spese della nazione. Educazione e lavoro di fabbrica insieme» (F. Engels, ‘Principi del comunismo’, in K. Marx F. Engels, ‘Manifesto del Partito comunista’, a cura di E. Cantimori Mezzomonti, Torino, p. 277). Un’istanza, quest’ultima già espressa dagli utopisti, e in particolare da Robert Owen come riconosce lo stesso Engels in ‘L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ (Cfr. F. Engels, ‘L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ (Cfr. F. Engels, Roma, 1976, p. 22). «Dal sistema della fabbrica – scrive Marx ne ‘Il capitale’ -, come si può seguire nei particolari scritti di Robert Owen, è nato il germe della ‘educazione’ dell”avvenire’, che collegherà, per ‘tutti’ i bambini oltre una certa età, il lavoro produttivo con l”istruzione e la ginnastica’, non solo come metodo per aumentare la produzione sociale, ma anche come unico metodo per produrre uomini di pieno e armonico sviluppo»; (5) F. Engels, ‘Principi del comunismo’, in ivi, p. 279; (6) Ivi, p. 95-96; (7) K. Marx, ‘Lavoro salariato e capitale’, Milano, 2008, p. 213; (8) Ivi, p. 215; (9) Ivi, p. 217; (10) K. Marx e F. Engels, ‘Manifesto del partito comunista’, Bari Roma, 1999, p. 37]