“Non diversa [da quella di F. Engels, ndr] è la concezione della contraddizione che si ritrova in Lenin, il quale, nello scritto dal titolo ‘A proposito della dialettica’ (composto nel 1915 ma pubblicato nel 1925), afferma che “lo sdoppiamento dell’uno e la conoscenza delle sue parti contraddittorie è l’essenza della dialettica”. Tra queste parti contraddittorie, che evidentemente sono dei contrari, essendo ottenute attraverso lo sdoppiamento di un’unità che le conteneva entrambe, si instaura un rapporto d’identità, l’identità degli opposti, la quale per Lenin, come per Engels, è legge della conoscenza in quanto ancor prima è legge del mondo oggettivo. Gli esempi di opposti forniti da Lenin sono gli stessi che abbiamo trovato in Engels, cioè nella matematica + e -, differenziale e integrale; nella meccanica azione e reazione; nella fisica elettricità positiva e negativa; nella chimica associazione e dissociazione degli atomi; nella scienza sociale lotta di classe. L’identità degli opposti – che per Lenin può essere detta anche unità degli opposti, dato che in questo caso i termini “identità” e “unità” si equivalgono – è la condizione del movimento, dello sviluppo spontaneo di tutti i processi della natura, spirito e società compresi. Lo sviluppo, infatti, è “lotta” degli opposti, cioè sdoppiamento dell’uno in opposti che si escludono l’un l’altro e loro rapporto reciproco. La concezione dello sviluppo come unità degli opposti fornisce la chiave dei “salti”, della “soluzione di continuità”, della “conversione nell’opposto”, della distruzione del vecchio e della nascita del nuovo. “L’unità (coincidenza, identità, equipollenza) degli opposti – afferma Lenin – è condizionata, provvisoria, transitoria, relativa. La lotta degli opposti reciprocamente escludentisi è assoluta; come assoluto è lo sviluppo, il movimento” (4). Da queste parole si desume che l’unità degli opposti è la contraddizione, ossia la relazione per cui due opposti si escludono e insieme si implicano reciprocamente, mentre la lotta degli opposti è il processo per cui l’uno si converte nell’altro e genera una realtà nuova. Anche qui, dunque, come in Hegel e in Marx, la contraddizione, intesa come contrarietà, è reale, ma provvisoria, destinata necessariamente a risolversi mediante un movimento. La dialettica del pensiero è il riflesso, il rispecchiamento di tale movimento esistente nella realtà (5)”  [Enrico Berti, La contraddizione dopo Marx] [(in) AA. VV., La contraddizione, 1977] [(4) V.I. Lenin, Quaderni filosofici, a cura di I. Ambrogio, Roma, 1971, pp. 361-362; (5) Ibid., p. 365: richiamo esplicito alla ‘Bildertheorie’, o teoria del riflesso]  [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]