“Per i bakunisti – è cosa nota – il nemico principale da combattere è l’«autorità», la «tirannia». «Bakunin è, secondo le sue proprie dichiarazioni – osservava Palmiro Togliatti in un suo fondamentale studio su ‘Marxismo e bakunismo’ – un materialista, ma tutto il suo pensiero è popolato di ombre le quali sono quasi sempre, è vero, il contrario delle ombre che popolano il mondo filosofico della borghesia, ma non sono meno di esse delle entità metafisiche» (4). L’«autorità» è appunto uno di queste entità metafisiche bakuniane. «Noi non riconosciamo altra Patria che la Rivoluzione universale – dicono i bakunisti – altro nemico che la tirannia sotto qualsiasi forma essa si presenti, religiosa, dottrinaria, politica, economica o sociale» (5). La lotta contro l’autorità, in tutte le sue forme, significa anzitutto lotta contro lo Stato in generale, astrattamente preso, al di là di ogni considerazione del suo carattere e contenuto di classe: per Bakunin infatti lo Stato non è l’organizzazione delle classi dirigenti borghesi per difendere i propri privilegi, ma è invece piuttosto lo Stato a determinare, col semplice fatto della sua esistenza, la divisione della società in due categorie, i dominanti e i dominati» (6). «Dal punto di vista negativo o distruttivo, – proseguono i bakunisti – noi vogliamo come misure immediate: l’abolizione, la bancarotta e l’abolizione completa dello Stato e di tutto ciò che ne costituisce l’esistenza» (7). Così, mentre Marx afferma la necessità, per il proletariato rivoluzionario, di dare vita, una volta abbattuto lo Stato borghese, ad una «forma rivoluzionaria e transitoria» di Stato, che i proletari utilizzeranno nella lotta contro gli sfruttatori, per l’instaurazione della società senza classi, Bakunin e i bakunisti sono invece contrari anche a questa forma rivoluzionaria di Stato, sono contrari cioè alla dittatura del proletariato. (…) Il mitico vagheggiamento degli istinti di ribellione, dello scatenamento delle forze primitive nella lotta contro l’oppressione feudale e capitalistica arrivava in Bakunin all’idealizzazione della funzione rivoluzionaria del brigantaggio: «il bandito è sempre l’eroe, il difensore, il vendicatore del popolo, il nemico irriconciliabile di tutto il regime statale, sociale e civile, il lottatore per la vita e per la morte contro la civiltà statale-aristocratica, funzionaria-clericale. Chi non capisce il banditismo non capisce nulla della storia popolare russa….Il bandito è in Russia l’autentico e unico rivoluzionario – un rivoluzionario senza frasi e senza retorica libresca» (11). Il ruolo egemonico nella rivoluzione spettava cioè, secondo gli anarchici, alle masse contadine. Anche Marx ed Engels avevano attribuito grande importanza alla funzione rivoluzionaria dei contadini nella rivoluzione democratica-borghese ed in quella socialista, ma avevano giustamente negato alle masse contadine la funzione egemonica. «La sostanza del marxismo sta… nel riconoscere che la funzione rivoluzionaria del movimento contadino si può realizzare solamente se questo movimento si svolge in stretto legame e sotto la direzione politica della classe operaia. La sostanza del marxismo consiste nell’affermare la necessità dell”egemonia del proletariato nella rivoluzione’, e nel dimostrare la inevitabilità storica di questa egemonia basandosi sulle leggi stesse che regolano lo sviluppo oggettivo della società capitalistica» (12). Con la loro impostazione della questione delle forze motrici della rivoluzione e con la loro concezione della rivoluzione stessa gli anarchici erano inevitabilmente portati a negare non soltanto il partito politico della classe operaia, ma anche l’importanza dell’organizzazione sindacale operaia” [Franco Della Peruta, ‘La Banda del Matese e il fallimento della teoria anarchica della moderna «Jacquerie» in Italia’, Milano, 1954, in ‘Movimento operaio, n. 3, maggio-giugno 1954] [(4) Ercoli (P. Togliatti), ‘Marxismo e bakunismo’, in ‘Stato operaio’, Parigi, 1934, p. 820; (5) Così si apre un ‘Programma della Fratellanza Socialista Rivoluzionaria Italiana’, redatto nel 1875. (…); (6) V. Bakunin, ‘Fédéralisme, Socialisme et Antithéologisme’, in ‘Oeuvres’, Paris, Stock, 1904 vol I, pp. 174-175; (7) ‘Programma’ cit.; (11) Appello di Bakunin del 1869, cit. in Franco Venturi, ‘Il populismo russo’, Torino, Einaudi, 1952, vol. I, p. 601; (12) P. Togliatti, art. cit. p. 823]