“Marx ed Engels, in polemica contro Lassalle, scrivono parole di fuoco come queste: «Intanto si mostrò – le prove di ciò vennero in mano nostra – che Lassalle in effetti aveva tradito il partito. Egli aveva concluso un contratto formale con Bismarck (in cui non aveva naturalmente in mano alcuna garanzia). Alla fine di settembre ’64 doveva andare ad Amburgo e là “costringere” Bismarck a incorporare lo Schleswig-Holstein, cioè proclamare quest’incorporazione in nome dei “lavoratori”; in cambio Bismarck aveva promesso il suffragio universale e alcune ciarlatanerie socialiste. (…) È un peccato che Lassalle non abbia potuto finire questa commedia» (11) o ancora: «Prima che fossero passati due anni, Lassalle pretese che gli operai dovessero schierarsi dalla parte della monarchia contro la borghesia; e barò con il suo parente spirituale Bismarck in un modo che doveva condurre all’effettivo tradimento nei confronti del movimento, se non gli avessero, per sua fortuna, sparato in tempo» (12). (…)” (pag 28); “Sicuramente la posizione di Marx ed Engels era dettata dal loro impegno diretto (relativo, per Marx, ma pur sempre importante) nell’agone politico, tanto che gli studiosi successivi “di parte marxista”, se non ribaltano la prospettiva, la ridimensionano, però, fortemente. Così Franz Mehring: “Secondo quanto Bismarck ne riferì più tardi, fu proprio lui a fare in quelle trattative la parte del povero babbeo” (13). “Babbeo”, dunque, secondo Mehring, storico di orientamento marxista (ma critico), e non “traditore”. Idem o quasi Eduard Berstein che, da curatore del quarto volume delle opere complete di Lassalle, discorsi compresi, accetta in buona sostanza le accuse di Marx ed Engels, ma parla di “ingenuità”, non di “tradimento”, forse anche per recuperare la figura di Lassalle nel “pantheon” ideale della socialdemocrazia tedesca. Più limpidamente, e forse con maggiore coerenza, Hermann Oncken ha difeso Lassalle dall’accusa di tradimento, pur riconoscendone i cedimenti nei confronti dell'”Eisener Kanzler” (cancelliere di ferro): “Lassalle, anche se si è adattato, ha conservato nella sua visione i propri scopi politici e sociali finali e si è mantenuto un’indipendenza personale e mano libera” (14). Ancor più deciso Gustav Mayer: “Sarebbe senz’altro stolto pensare che Lassalle abbia avuto l’intenzione di condurre la classe operaia nel campo di Bismarck. Non può esservi alcun dubbio sul suo orientamento socialista e rivoluzionario. Ma tuttavia si può considerare la trattativa, che Lassalle condusse con Bismarck, come un’azione politica che suscita dubbi. Era un dubitare della forza della classe operaia da lui creata” (15)” (pag 29-30) [Eugen Galasso, ‘Ferdinand Lassalle, padre fondatori della socialdemocrazia tedesca’, Edizioni Cedocs, Bolzano, 2011] [(11) Marx an Kugelmann, den 23. Februar 1865, in Marx-Engels ‘Ausgewählte Werke’, Band 2, Moskau, Verlag für fremdsprachige Literatur, 1950, s. 429; (12) Engels an Kautsky’, den 23. Februar 1893, ibidem, s. 38-39; (13) Franz Mehring, ‘Storia della Germania moderna’, Milano, 1957, pp. 121-122; (14) H. Oncken, ‘F. Lassalle. Eine politische Biographie’, IV. Durchgearbeitete Auflage’, Stuttgart und Berlin (DV, 1923, s. 401); (15) G. Mayer, op. cit., dove Mayer è ‘Herausgeber’ (cioè editore, nell’accezione del curatore) (F. Lassalle, Nachgelassene Briefe und Schriften’, 1967, ristampa e cura di Gustav Mayer, Osnabrück)]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:1 Giugno 2020