“Il termine di ‘Ökonomische Gesellschaftsformation’ – letteralmente “formazione economica della società”, ma più sovente tradotto, in italiano, non senza una certa ambiguità (4), “formazione economico-sociale” – è per la prima volta attestato, negli scritti di Marx, nella Prefazione del gennaio 1859 a ‘Per la critica dell’economia politica’ (5). Vero è che, già molto prima di quella data, il concetto (se non il termine) di “formazione economico-sociale” si ritrova sin nella prima elaborazione compiuta della concezione materialistica della storia, lasciataci da Marx e da Engels nel manoscritto della ‘Ideologia tedesca’, che è del 1846. Già qui, come si potrà facilmente rilevare, buona parte del libro I dell’opera è dedicata ad una rapida scorsa attraverso la storia mondiale (6), la cui periodizzazione è appunto fondata sul diverso grado di sviluppo delle forze produttive e dei rapporti di proprietà, cioè del modo di produzione (‘Weise der Produktion’) che caratterizza le varie epoche (7). Manca tuttavia, come abbiamo già avvertito, nella ‘Ideologia tedesca’, il termine di ‘ökonomische Gesellschaftsform’ (letteralmente “forma di società”, o “forma sociale”) (8), che poi ritorna nel 1857-1858 nei ‘Grundrisse’ (9), come, già prima, in molti altri scritti degli anni tra il 1846 ed il 1857 (10). Ma già in un passo dei ‘Grundrisse’ stessi, redatto nel maggio 1858, Marx usa – invece del consueto “‘forma’ di società” – il nuovo termine di “‘formazione’ della società” o “sociale” (‘Gesellschaftsformation’) (11), che nel gennaio 1859 ritroveremo poi in quella stessa Prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’, nella quale per la prima volta è attestata, secondo che già abbiamo accennato, anche l’espressione più completa “formazione economica della società”. «Una formazione sociale  (‘Gesellschaftsformation’) – reca quel passo famoso – non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione. A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno possono essere designati come epoche che marcano il progresso della formazione economica della società (‘der ökonomischen Gesellschaftsformation’). I rapporti di produzione borghese sono l’ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale… Con questa formazione sociale (‘Gesellschaftsformation’) si chiude dunque la preistoria della società umana» (12)” [Emilio Sereni, ‘Da Marx a Lenin: la categoria di «formazione economico-sociale»’, estratto da ‘Critica marxista’, Roma, 1970] [(4) Non senza una certa ambiguità, perché in tedesco ‘Gesellschaftsformation’ è, in realtà, un sostantivo composto (letteralmente “formazione della società”, ma anche “formazione sociale”), preceduto da un aggettivo (“economica”); (5) Karl Marx, ‘Per la critica dell’economia politica’, Roma, Editori Riuniti, 1969, II edizione, p. 6; Cfr. Marx-Engels: ‘Werke’ (ediz. delle Opere complete di Marx ed Engels, pubblicate dalle edizioni Dietz di Berlino, MEW), v. 13, p. 9; (6) Marx-Engels: ‘L’ideologia tedesca’, Roma, Editori Riuniti, 1967, II edizione, pp. 5-70. Cfr MEW, v. 3, pp. 17-77; (7) E’ nell”Ideologia tedesca’, appunto, che per la prima volta è usato il termine, d’importanza centrale per la concezione materialistica della storia, di ‘Weise der Produktion’ (poi più frequentemente, ‘Produktionsweise’), “modo di produzione” (Marx-Engels: ‘L’ideologia tedesca’, pp. 8 sg. e 20, cfr. MEW, v. 3, pp. 21 e 20). Mentre largo sviluppo è già dato, d’altronde, in quest’opera stessa, alla nozione di “forze produttive” (‘Produktivkräfte’), manca invece qui, ancora – se non il termine (‘Verhältnisse der Produktion, Produktionsverhältnisse’) – almeno la nozione pienamente elaborata di “rapporti di produzione”; più sovente per ora surrogata da quella di “rapporti (o forme) del traffico” (‘Verkehrsverhältnisse’ o ‘Verkehrsformen’), o da quella di “forme della proprietà” (‘Formen des Eigentums’): il che sembra indicare un criterio di periodizzazione storiografica non ancora pienamente liberato da un suo fondamento giuridico (ideologico) piuttosto che produttivo (strutturale). Ne ‘L’ideologia tedesca’, comunque, il termine “rapporti di produzione” non è mai attestato in associazione ed in rapporto dialettico con quello di “forze produttive”. Già poco dopo la stesura di quest’opera, tuttavia, negli anni 1846-1847, la nozione di “rapporti di produzione” risulta ulteriormente elaborata nella ‘Miseria della filosofia” di Marx (Roma, Editori Riuniti, 1969, III edizione, p. 90), e nel ‘Manifesto del partito comunista’, ove anche il rapporto tra forze produttive e rapporti di produzione appare ormai precisato e chiarito; (8) Marx-Engels: ‘L’ideologia tedesca’, p. 21: “Qui si vede subito che questa religione naturale, o questo determinato comportarsi verso la natura è condizionato dalla forma sociale (‘Gesellschaftsform’) e viceversa”. Cfr. MEW, v. 3, p.31; (9) Karl Marx: ‘Grundrisse der Kritik der politischen Oekonomie’, Berlin, Dietz, 1953, alle pp. 175: «dissoluzione del modo di produzione e della ‘forma di società’ (‘Gesellschaftsform’) fondati sul valore di scambio»; 438: «tutte le ‘forme di società’ esistite sinora sono cadute in ragione dello sviluppo della ricchezza – o, il che è lo stesso, delle forze produttive sociali»; e 850: «…è, come sentiamo da Bastiat, la situazione nella quale la pesca, la caccia, la pastorizia costituiscono le ‘forme’ di produzione e di ‘società’ dominanti» (le virgolette sono nostre). Si veda ora la traduzione italiana dell’opera, Karl Marx: ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, Firenze, La Nuova Italia, 1968-70, 2 volumi; (10) Così, ad esempio, nella lettera di Marx ad Annenkov del 28 dicembre 1846, a proposito di Proudhon: «Il signor Proudhon confonde idee e cose. Gli uomini non abbandonano mai quello che hanno conquistato, ma ciò non significa che essi non abbandonino mai la ‘forma sociale’ in cui hanno acquisito certe forze produttive. Al contrario, per non essere privati dei risultati ottenuti e perdere i frutti della civiltà, essi sono obbligati, dal momento in cui la forma del loro ‘commerce’ non corrisponde più alle forze produttive testé acquisite, a cambiare tutte le loro ‘forme sociali’ tradizionali. Mi servo della parola ‘commerce’ nel senso più largo, che noi diamo a ‘Verkehr’ in tedesco» (K. Marx: ‘Miseria della filosofia’, p. 153). All’altro estremo del periodo intermedio in esame, nella ‘Introduzione’ (che è dell’agosto-settembre 1857) a ‘Per la critica dell’economia politica’, Marx parla ancora di «categorie che esprimono i suoi rapporti  e che fanno comprendere la sua struttura, (e) permettono quindi di capire al tempo stesso la struttura e i rapporti di produzione di tutte le ‘forme di società’ passate, sulle cui rovine e con i cui elementi essa è costruita….» (p. 193), così come afferma che «in tutte le ‘forme di società’ vi è una determinata produzione che decide del rango e dell’influenza di tutti gli altri» (p. 195); (11) «Tutta una serie di sistemi economici, tuttavia, sta ancora tra il mondo moderno, nel quale il valore di scambio domina la produzione in tutta la sua profondità ed estensione, e quelle formazioni sociali (‘Gesellschaftsformation’), la cui base è sì costituita dalla proprietà comunitaria già dissolta, senza però che …» (K. Marx;: ‘Grundrisse’, p. 764); (12) K. Marx: ‘Per la critica dell’economia politica’, pp. 5 sg. Cfr MEW, v. 13, p. 9]