“Le forze non-idrauliche esterne dovettero compenetrare capillarmente la società idraulica per poter portare a compimento una trasformazione qualitativa radicale. Modelli recenti di influenza esterna. L’Occidente commerciale e industriale esercitò un’influenza tale da dar luogo a una trasformazione del genere? John Stuart Mill era convinto di sì. Le “nazioni civili (industriali)” (2) avrebbero indotto “tutti gli altri paesi” a battere la strada che esse avevano imboccato (3) in fatto di tecnologia e proprietà materiale, di sicurezza personale e di cooperazione volontaria (4). Anche Marx era convinto che in certi paesi coloniali come l’India “l’Inghilterra doveva compiere una duplice missione… una distruttiva e l’altra rigenerativa – annichilare la vecchia società asiatica e porre i fondamenti materiali della società occidentale in Asia” (5). E anche se egli prevedeva che gli Indiani avrebbero raccolto “i frutti dei nuovi elementi della società” solo dopo che avessero conseguito la libertà grazie all’abitudine al lavoro in Gran Bretagna o ai loro propri sforzi (6), egli parlò entusiasticamente delle caratteristiche occidentali di nuova introduzione, facendo in particolare riferimento all’unità politica, alle comunicazioni moderne (telegrafo, ferrovie, navigazione a vapore), all’esercito addestrato all’occidentale, alla stampa libera, alla proprietà privata della terra (*) e a una classe di funzionari statali moderni (7). Per quanto riguarda la Russia zarista, il suo ottimismo era ancora maggiore. Benché fosse perfettamente conscio del suo retaggio orientale, egli nondimeno riteneva possibile che la Russia oltrepassasse “la soglia del sistema capitalistico” e quindi “si assoggettasse alle implacabili leggi di tale sistema, come le altre nazioni occidentali” (8). Queste opinioni di Mill e di Marx erano condivise da molti dei loro contemporanei. Ma evidentemente essi non avevano alcuna idea di come si sarebbero realizzate le loro predizioni. Per quanto ne so, Mill non sviluppò ulteriormente le sue affermazioni del 1848; e Marx, che negli anni 1850 presentava la liquidazione, promossa dagli inglesi, del vecchio assetto rurale dell’India come un ‘fait accompli’ e “la sola rivoluzione sociale di cui si sia sentito parlare in Asia” (9), affermò nel terzo volume del ‘Kapital’ che tale liquidazione procedeva “con estrema lentezza (‘nur sehr allmählich’)” (10). Certo, nel frattempo molte cose sono accadute in Occidente come pure in Oriente, e molto si è discusso sulla disponibilità o non-disponibilità orientale al “mutamento”” [Karl A. Wittfogel, Il dispotismo orientale, Milano, 1980] [(*) Marx chiamò lo ‘zamindar’ e il ‘riotwar’ forme “abominevoli” di possesso della terra create dagli inglesi; ma, nello stesso tempo, le apprezzò come “due distinte forme di proprietà privata della terra – di cui la società asiatica ha grande bisogno” (Marx, NYDT, 8 agosto 1853); (2) Mill, 1909, pp. 609 ss., 701. Cfr Smith, 1937, p. 736; (3) Mill, 1909, pp. 697-701; (4) Ibid, XLVII, pp. 699-701; (5) Marx, NYDT, 8 agosto 1853; (6) Ibid.; (7) Ibid.; (8) Marx Engels, 1952, p. 127; (9) Marx, NYDT, 25 giugno 1853; (10) Ibid., DK, III, parte 1a, p. 318]