“Parlare della lotta delle tendenze nella rivoluzione russa attribuendo a ciascuna di esse una etichetta come “settarismo”, “incultura”, ecc. e non dire nemmeno una parola sugli interessi economici del proletariato, della borghesia liberale e dei contadini democratici, tutto ciò equivale ad abbassarsi al rango di giornalisti di bassa lega. Un esempio. “Nell’insieme dell’Europa occidentale” scrive Martov, “le masse contadine sono ritenute delle degne alleate (per il proletariato), unicamente nella misura in cui fanno conoscenza con le dure conseguenze della trasformazione capitalistica dell’agricoltura; in Russia invece si pensava di far alleare un proletariato numericamente debole a cento milioni di contadini che non avevano – o quasi – risentito dell’azione “educatrice” del capitalismo e che per questo motivo non erano ancora stati per nulla alla scuola della borghesia capitalista”. Non crediate che si tratti di un lapsus da parte di Martov: è il punto centrale di ‘tutte’ le concezioni mensceviche. Sono le stesse idee che impregnano tutta la storia dell’opportunismo nella rivoluzione russa e che gli opportunisti pubblicano ora in Russia sotto la direzione di Potresov, Martov e Maslov (‘Il movimento sociale in Russia all’inizio del XX secolo’). Il menscevico Maslov ha espresso queste idee con ancora più rilievo, dichiarando nell’articolo che riassume “l’opera” in questione: “La dittatura del proletariato e dei contadini sarebbe in contraddizione con il ‘corso dello sviluppo economico’”. E’ precisamente qui che bisogna cercare le radici delle divergenze che mettono in opposizione il bolscevismo al menscevismo. Martov ha ‘sostituito’ la scuola del ‘capitalismo’ con quella della ‘borghesia capitalista’ (diciamo tra parentesi che in nessuna parte del mondo esiste una borghesia che non sia capitalista). In che cosa consiste la scuola del capitalismo? In questo: che il capitalismo strappa i contadini all’idiotismo della campagna, che li scuote dal loro torpore e li ‘spinge alla lotta’. In che cosa consiste la scuola della”borghesia capitalista?” In questo, che la “borghesia tedesca del 1848 ha tradito senza il minimo scrupolo i contadini, i suoi alleati più naturali, senza i quali essa è impotente di fronte all’aristocrazia” (K. Marx, nella ‘Nuova gazzetta renana’ del 29 luglio 1848) (1). In questo: che la borghesia liberale russa ha tradito i contadini in un modo costante e sistematico, nel corso degli anni 1905-1907, schierandosi in realtà con il partito dei grandi proprietari fondiari e dello zarismo contro la lotta dei contadini, e ostacolando nel modo più diretto l’evoluzione di questa lotta. Sotto la copertura delle frasi “marxiste” sull'”educazione” dei contadini da parte del capitalismo, Martov difende in realtà l'”‘educazione” dei contadini (‘che lottano in modo rivoluzionario contro l’aristocrazia’) da parte dei liberali (‘che hanno venduto i contadini all’aristocrazia’). Ecco come si sostituisce il liberalismo al marxismo. Ecco come si abbellisce il liberalismo con frasi marxiste. Ciò che Bebel ha detto a Magdeburgo, cioè che vi sono dei nazionali-liberali tra i socialdemocratici, non vale solo per la Germania (2)’ (pag 114-115) [V.I. Lenin, Scritti sugli scioperi. Scritti dal 1896 al 1902. II. Sciopero economico e sciopero politico, Milano, 1971] [(1) ‘Lenin cita l’articolo di K. Marx “Progetto di legge sulla soppressione dei canoni feudali”, pubblicato sulla ‘Nuova Gazzetta Renana’. Inedito in Italia (1971)’; (2) ‘Federico  Augusto Bebel, socialista tedesco, marxista, uno dei fondatori del partito socialdemocratico tedesco. Nel 1864 prese parte con Marx ed Engels alla costituzione della I Internazionale. Negli ultimi anni della sua vita, il suo spirito rivoluzionario si affievolì, facendolo scivolare sul terreno delle concessioni al riformismo’ (p. 115)] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]