“L’ondata rivoluzionaria si era spezzata: bisognava prenderne atto. E prenderne atto significava anzitutto reagire alla nuova situazione nel modo inverso a quello caro dell’idealismo piccolo-borghese dei responsabili cronici delle sconfitte politiche del proletariato: cercando nell’intelligenza dei fatti una guida per l’azione. Sarebbe dunque antistorico, antidialettico, antimarxista, cercare fuori della dinamica dei fatti, nella cronaca grigia della biografia, le ragioni del lungo silenzio di Marx in quegli anni. Anche questa cronaca ha il suo fondamento nella storia. Il Marx assillato dalle cambiali, che vive collaborando alla ‘New York Tribune’ (cioè aprendo un veicolo alla sua parola in un ambiente estraneo al suo e alle passate lotte della classe operaia) e si dibatte nello sforzo di conciliare le esigenze di vita di una famiglia spesso ai limiti della fame e le esigenze storiche di una classe che ha trovato in lui il teorico della sua lotta d’emancipazione, mentre l’economia capitalistica si riassesta concedendo al proletariato il respiro di migliorie salariali e preparandogli nello stesso tempo la guerra, questo Marx non è che l’avanguardia rivoluzionaria battuta nelle grandi battaglie del ’48, e tutta tesa, tra le difficoltà oggettive di una situazione di riaffermata potenza capitalistica, a ristabilire (o addirittura a stabilire) la possente inquadratura ideologica in cui, anche in periodi di riflusso, si manifesta e si cementa la continuità delle lotte di classe. “Zur Kritik der politischen Oekonomie”, uscita a Berlino nel 1859, è la prima pubblica rottura di questa consegna del silenzio. Ma la stretta condizionalità storica non ne è rotta. Nel ’57 una prima grande crisi ha spezzato l’apparentemente continua ascesa del capitalismo, riproponendo i problemi che il soffocamento delle rivoluzioni del ’48 (o meglio, del contenuto proletario di quelle rivoluzioni) sembrava aver risolto. Il meccanismo delle lotte di classe si è rimesso lentamente in azione. (…) Queste considerazioni valgono forse a situare storicamente la “Critica della Economia Politica”, e a sottolineare soprattutto come non esista in Marx soluzione di continuità fra l’opera di chiarificazione ideologica e la preparazione politica della battaglia proletaria” [‘Avvertenza’ di Bruno Maffi, (in) Carlo Marx, ‘Critica della economia politic’a, Milano, 1946]