“Come Marx osservò per primo, l’accumulazione capitalistica non è semplicemente un processo di espansione delle forze produttive sociali, ma anche un processo di crescente sottomissione del lavoro al capitale. Questo processo si completa nella fase della ‘fabbrica’, che rovescia il rapporto tra l’operaio e i mezzi di produzione, trasformando il primo in una appendice-strumento dei secondi. L’espansione del capitale è così liberata dalla precedenza dipendenza dalla forza e dall’abilità personale, con cui l’operaio parziale della manifattura e i lavoratori manuali dell’artigianato usavano i loro strumenti di lavoro (14). Si dimentica spesso che questo è soltanto uno degli aspetti dell’influenza dell’accumulazione capitalistica sul rapporto lavoro-capitale e che il processo appena delineato tende anche ad acutizzare ‘l’insubordinazione del lavoro al capitale’. Ciò risulta in primo luogo dal fatto che la produzione capitalistica tende a sviluppare le forze produttive sociali non solo a vantaggio del capitale (anziché dell’operaio), ma rovinando anche fisicamente i singoli operai, e rendendoli schiavi delle macchine. Cosa ancora più importante, il processo in questione tende ad aumentare sia la coesione del lavoro che la vulnerabilità del capitale. Infatti la concentrazione degli operai in unità produttive sempre più grandi crea le condizioni non solo della loro cooperazione a vantaggio del capitale, ma anche della loro associazione per lottare contro l’appropriazione del loro pluslavoro. E quanto più grande è l’unità produttiva, tanto maggiore il danno che può essere inflitto al capitale dalla lotta del lavoro associato. La divisione del lavoro, a sua volta, tende a ridurre le differenze di qualificazione e di salario tra gli operai coinvolti nella produzione ‘diretta’, e quindi a intensificare la ‘solidarietà meccanica’ tra di essi (15). Nello stesso tempo il capitale diventa più vulnerabile alle interruzioni del processo lavorativo a causa del maggior peso dei costi ‘indiretti’ del lavoro nel processo di valorizzazione. Questa vulnerabilità è ulteriormente accresciuta nella fabbrica, dove i danni prodotti da ogni interruzione del processo lavorativo si combinano con l’alta composizione organica del capitale” [Giovanni Arrighi, ‘Partiti operai, lotte e composizione di classe nell’Europa occidentale’, (in) ‘Sociologia dei partiti politici. Le trasformazioni nelle democrazie rappresentative’, Bologna, 1979 (a cura di Giordano Sivini)] [(14) Cfr C. Marx, ‘Il capitale’, vol. I, parte IV. Per la conferma della validità dell’analisi di Marx, cfr. H. Braverman, ‘Lavoro e capitale monopolistico’, Torino, Einaudi, 1978]
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- Articolo pubblicato:15 Gennaio 2016