“(…) prima di passare all’esame della ‘Miseria della filosofia’ e della ‘Einleitung’ del ’57, è giuocoforza prender atto di alcune acutissime osservazioni di Lenin concernenti, appunto, non solo il metodo del ‘Capitale’, ma altresì il ‘più generale’ metodo logico (o di pensiero) di Marx in quel ch’esso ha di peculiare e di diverso nei confronti del metodo logico hegeliano. Queste osservazioni si trovano nello scritto giovanile intitolato: ‘Che cosa sono gli Amici del popolo e che cosa vogliono’ (1894), che si annuncia come una polemica vivacissima contro Mikhailovski e gli altri sociologhi reazionari russi, ma contiene ben altro: ed è la migliore introduzione alla lettura della ‘Miseria’ e dell”Einleitung’ appunto per la sua ampiezza di visione del nuovo metodo o coscienza critica della portata ‘logica’ del nuovo metodo, sociologico-materialista (ed è ben singolare il fatto che Lenin tuttavia ignorava non solo la giovanile a lungo inedita ‘Critica’ marxiana della filosofia hegeliana del diritto pubblico ma anche la ‘Einleitung’, pubblicata solo più tardi, nel 1903, dal Kautsky). Vediamo in questo scritto innanzi tutto la messa a punto del metodo dialettico-scientifico del ‘Capitale’ nei confronti della sociologia tradizionale abituata a procedere con gli schemi aprioristici di una generica “natura umana” fissa ed eterna e di una “società in generale”. “Il ‘Capitale’ – dice Lenin ironicamente contro Mikhailovski – non è, s’intende, opera corrispondente al suo scopo per il sociologo ‘metafisico’, che non si è accorto della ‘sterilità’ dei ragionamenti ‘aprioristici’ intorno alla natura della società e non ha capito che, invece di studiare e ‘spiegare’, tali metodi ‘insinuano’ [podsovivanije] soltanto come concezione della società le idee borghesi di un mercante inglese o gli ideali del socialismo piccolo-borghese di un democratico russo, e ‘niente di più…’. Nel migliore dei casi queste teorie non sono state che un ‘sintomo’ delle idee e dei rapporti sociali del ‘loro tempo’, ma ‘non hanno fatto progredire di un iota’ la ‘comprensione’ da parte dell’uomo di rapporti sociali anche singoli ma ‘reali’ (e non quelli “rispondenti alla ‘natura umana’”). Il gigantesco passo in avanti compiuto da Marx in questo campo consiste, appunto, nell’aver respinto tutti questi ragionamenti intorno alla società e al progresso ‘in generale’ e nell’aver dato invece l’analisi ‘scientifica’di una ‘determinata’ società e di ‘un’ progresso: della società e del progresso capitalistico” (1)” [Galvano Della Volpe, ‘Metodologia scientifica. III Lezione. La struttura logica della legge economica nel marxismo. I. I presupposti critico-polemici del metodo della “dialettica scientifica” in economia’, Roma; 1955] [(1) Interessante ricordare che in quel torno di tempo, un anno dopo (1895), il nostro Labriola osservava nella ‘Concez. materialist. d. storia’ quanto segue: “Innanzi tutto conviene di fissare per quanto è possibile la relativa Economia di ciascuna epoca, per ispiegarsi specificamente le classi che in quella si svilupparono; non astraendo da dati ipotetici o incerti, e ‘non generalizzando le nostre condizioni per estenderle a quelle di ogni tempo” (p. 75 ed. Laterza, 1953, cors. nostro, e v. Colletti in Bibliografia)]