“Coerentemente però a tutta l’impostazione oggettiva della economia classica, su di un punto fondamentale i primi scrittori di economia erano d’accordo: sull’aspetto materiale del prodotto nazionale, sul fatto cioè che il reddito nazionale non poteva essere altro che il ‘flusso di nuove merci’, cioè di beni materiali prodotti entro l’anno. Così lo Smith (Cap. II), così il Ricardo (Cap. XXVI e XXXII), così il Marx che completa e corregge il Ricardo, soprattutto per quanto riguarda il concetto di reddito netto. Il Marx dà in molti punti del ‘Capitale’ ed in altri scritti la definizione di reddito nazionale. Una delle tante definizioni è la seguente: “Il reddito lordo o prodotto lordo è tutto il capitale prodotto. Il valore del reddito lordo o prodotto lordo è uguale al valore del capitale anticipato e consumato nella produzione – capitale costante e capitale variabile – più il plusvalore che si decompone in profitto e rendita… oppure… è uguale agli elementi materiali che costituiscono il capitale costante più il capitale variabile, più gli elementi materiali del plusvalore nei quali si trovano rappresentati il profitto e la rendita… Il reddito netto è al contrario il plusvalore…” (Il Capitale, vol. III, cap. 48). Non vi è dubbio che questo concetto oggettivo è da accettare, anche perché esso impedisce gli errori di duplicazione in cui si incorre facilmente con l’impostazione soggettivistica. Rimane quindi definito il concetto di reddito nazionale, come il prodotto totale espresso in merci – o il suo valore – di una determinata società in un anno. Ma questo è il reddito ‘lordo’ cioè compreso in esso il capitale anticipato e consumato. Interessa conoscere anche il ‘reddito netto’. E noi accettiamo la definizione di Marx. Reddito netto è cioè “l’eccedenza del prodotto e del suo valore sulla parte che reintegra il capitale anticipato costante o variabile”. Dal punto di vista sociale nel capitalismo tale eccedenza costituisce il plusvalore, che sostanzialmente esprime le categorie economiche della rendita e del profitto. Che cos’è invece la ‘ricchezza’? La ricchezza è costituita dell’insieme di merci o di valori esistenti nella società e che possono essere frutto anche di processi di produzione svoltisi in anni precedenti. In genere tali merci hanno già un impiego economico. Spesso rappresentano beni durevolmente investiti, che non possono essere spostati da un impiego all’altro, senza una perdita di valore. Altre volte sono allo stato “liquido”, o in merci con usi alternativi, che possono essere cioè impiegate in modo diverso senza perdite di valori, riserve o altro che attendono un impiego produttivo. Questa parte di merci è quindi facilmente mobilitabile e su di essa può agevolmente esercitarsi l’attività finanziaria” [Antonio Pesenti, Scienza delle finanze. Corso tenuto dal prof. Antonio Pesenti. III Lezione. Limiti dell’attività finanziaria. I, Roma, 1955]