“Prima di proseguire con gli eventi conseguenti a quest’accordo è opportuno ricordare che i problemi che avevano avuto i bolscevichi in Ucraina nel 1919 avevano spinto Lenin a cambiare strategia nell’approccio con il popolo ruteno. Egli, memore dei disastri e delle reazioni provocate dalle politiche coercitive russificatrici al tempo degli zar e al nazionalismo russo imperiale del XIX secolo, specie sotto il governo dello zar Nicola II, aveva realizzato come l’assenza di una sensibilità politica verso la questione delle nazionalità avrebbe potuto risultare fatale per l’avvenire del neonato progetto sovietico. Lenin aveva infatti ben presente come la scintilla dell’etnocentrismo avrebbe potuto portare danni incalcolabili alla causa socialista, del tutto simili a quelli che il fenomeno del nazionalismo portò alla causa imperiale zarista. Il programma prevedeva perciò l’armonizzazione delle svariate esigenze delle etnie e culture non russe rimaste nei perimetri del nuovo Stato sovietico, con quell’impostazione di tipo fortemente centralista tipica di quella che diverrà l’Unione Sovietica (32). Era quella politica che, dal 1921 in poi, prese il nome di ‘korenizacija’, etimo derivante dal termine russo ‘koren’ (“radice”), nell’evidente senso di rivalorizzazione delle radici etnonazionali. Sarebbe stata la politica della ‘korenizacija’ che avrebbe reso possibile il veicolare dei principi marxisti in tutti i territori dell’Urss, creando repubbliche e quadri di partito su base etnica, sebbene, naturalmente, subordinati a Mosca. (…) Lo sforzo da parte del governo sovietico a guida Lenin fu ancor più arduo se si tiene conto di come, specie in Europa, la tendenza politica che si andava consolidando era quella degli Stati-nazione etnicamente unitari (leggi germanizzazione, polonizzazione, magiarizzazione ecc.). Le élite bolsceviche cercarono il dialogo con i vari movimenti nazionali sostenendone le istanze autodeterministe: la proclamazione della Dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia fu lo strumento col quale – quantomeno in teoria – le discriminazioni su basi etniche e nazionali sarebbero state abolite (34). Così, già negli ultimi mesi del 1919 e agli inizi del 1920, l’esercito bolscevico in Ucraina venne spinto a ricorrere all’uso della lingua ucraina nei rapporti con la popolazione. Il processo di russificazione o sovietizzazione ostile alle specificità nazionali fu per il momento abbandonato. Il concetto di ‘korenizacija’ era qui declinato dai bolscevichi in ‘ucrainizacija’, “ucrainizzazione”” (pag 204-205) [Giorgio Cella, ‘Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi’, Carocci editore, Roma, 2022] [(32) E. Hula, The Nationalities Polich of the Soviet Union: Theory and Practice’, in ‘Social Editor’, 11, 2, 1944, pag 169; (…); (34) Su questo tema si veda ad esempio G. Codevilla, ‘Dalla rivoluzione bolscevica alla Federazione Russa. Traduzione e commento dei primi atti normativi e dei testi costituzionali’, Franco Angeli, 1996] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM]