“In un primo tempo nei capipopolo le differenze tra gli obiettivi della generalità e quelli dei gruppi benestanti occupano una posizione di secondo piano. Solo nel corso del movimento gli strati inferiori rilevano i lati d’ombra, e ha inizio la tensione tra essi e il capo. Ciò vale per Calvino all’epoca del suo secondo governo a Ginevra come per i grandi politici della rivoluzione francese. Questa circostanza è stata messa chiaramente in luce da Engels nel suo scritto sulla guerra dei contadini in Germania. “Negli anni che vanno dal 1517 fino al 1525 Lutero ha subito il medesimo cambiamento che i moderni costituzionali tedeschi hanno subito tra il 1846 e il 1849 e che subisce ogni partito borghese che, posto alla testa di un movimento, al suo interno viene superato dal partito plebeo o proletario che sta dietro di esso. Quando nel 1517 Lutero sferrò il suo primo attacco ai dogmi e alla costituzione della chiesa cattolica, la sua opposizione non aveva ancora affatto un carattere determinato. Senza andar oltre le richieste della precedente eresia borghese, essa non escludeva alcun indirizzo che andasse più in là e non poteva farlo. In un primo momento occorreva unire tutti gli elementi di opposizione, impegnare la più decisa energia rivoluzionaria, occorreva sostenere la totalità della passata eresia, contrapponendola all’ortodossia cattolica… Ma questo primo fervore rivoluzionario non durò a lungo… I partiti si distinsero e trovarono i propri rappresentanti. Lutero dovette scegliere tra essi… Egli si distanziò dagli elementi popolari del movimento e si collegò con il seguito borghese, nobile e principesco” (1). Non esiste un altro grande capopopolo della borghesia nel cui pathos morale e religioso le sfumature degli interessi da lui di volta in volta sostenuti si rispecchino altrettanto precisamente quanto nello straordinario linguaggio di Lutero” [Marx Horkheimer, Teoria critica. Volume secondo’, Torino, 1974] [(1) Friedrich Engels, Der deutsche Bauernkriefg, Berlin, 1908, pp. 47 sg. [trad. it. ‘La guerra dei contadini in Germania’, Rinascita, Roma, 1949]