“Già nel 1894 Lenin (1) si era affermato come serio pensatore marxista con la pubblicazione del suo primo libro, ‘Che cosa sono gli “Amici del popolo” e come lottano contro i socialdemocratici’, una polemica contro i populisti. Lenin vi ribadiva che l’intelligencija socialista russa doveva dedicarsi all’attività teorica “fondata sullo studio particolareggiato e minuzioso della storia e della realtà russa” che “soddisferà le esigenze della scienza”. Senza questa premessa teorica i socialisti non potevano divenire capi ideologici del proletariato. Allo stesso tempo, però, “il lavoro pratico di propaganda e di agitazione resta sempre assolutamente al primo posto perché…il lavoro teorico risponde solo alle questioni poste dal lavoro pratico” (2). Per tutto il resto della sua vita il lavoro teorico di Lenin sarebbe stato una risposta ai problemi politici e organizzativi del momento, mentre le conclusioni teoriche venivano verificate e, se necessario, rettificate, alla luce dell’esperienza o del mutare delle circostanze. Rifiutava l’idea che la teoria marxiana fosse “qualcosa di più che la spiegazione di una data formazione economico-sociale” (3). Quattro anni dopo avrebbe scritto: “Noi non consideriamo affatto la teoria di Marx come qualcosa di definitivo e di intangibile; siamo convinti, al contrario, che essa ha posto soltanto le pietre angolari della scienza che i socialisti devono far progredire in tutte le direzioni, se non vogliono lasciarsi distanziare dalla vita. Noi pensiamo che per i socialisti russi sia particolarmente necessaria un’elaborazione indipendente della teoria di Marx, poiché questa teoria ci dà soltanto i principî direttivi generali, che si applicano in particolare all’Inghilterra in modo diverso che alla Francia, alla Francia, in modo diverso che alla Germania, alla Germania in modo diverso che alla Russia” (4). Nello ‘Sviluppo del capitalismo in Russia’, portato a termine in Siberia nel 1899, Lenin stesso fornì un magnifico esempio di questa “elaborazione indipendente” del marxismo. Si trattava di un’applicazione informatissima e particolareggiata del metodo proposto dal ‘Capitale’ di Marx all’analisi delle dimensioni e delle forme assunte dallo sviluppo capitalistico in Russia, e dei suoi effetti sulla differenziazione sociale nelle campagne. Non vi rifiutava soltanto in modo decisivo la tesi dei populisti, secondo cui la Russia poteva evitare l’esperienza del capitalismo, confutazione che ovviamente costituiva l’obiettivo pratico immediato dell’opera. Dimostrando l’instabilità della borghesia russa, poneva anche le basi della successiva strategia sull’egemonia e le alleanze di classe” [Monty Johnstone, ‘Lenin e la rivoluzione’] [(in)  ‘Storia del marxismo’, Volume terzo, ‘Il marxismo nell’età della Terza Internazionale. I Dalla rivoluzione d’Ottobre alla crisi del ’29’; ‘Storia del Marxismo’, Torino, 1980] [(1) (…) [Lenin] Nel 1895 si recò all’estero e a Ginevra incontrò per la prima volta Plechanov, Akselrod e Vera Zasulic, mentre a Berlino conobbe Wilhelm Liebknecht. Arrestato e incarcerato nel dicembre 1895, venne esiliato in Siberia. Ritornò dall’esilio nel febbraio 1900, e poco dopo emigrò; in collaborazione con Plechanov, fondò il foglio socialdemocratico ‘Iskra’, il cui primo numero venne pubblicato a Lipsia il 24 dicembre 1900. Da allora, fino al suo ritorno dopo la rivoluzione del febbraio 1917, avrebbe condotto la sua opera di agitazione dall’estero, con la sola parentesi della prima rivoluzione russa (1905-1907); (2) V. Lenin, Opere, vol. I, p,. 300 e nota; (3) Ibid. p. 191; (4) Ibid., vol. 4; pp. 212-13] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]