“Abbiamo mostrato, attraverso l’esame dei suoi scritti, come il tentativo di Bacone andasse oltre una riforma della filosofia e mirasse alla trasformazione radicale delle condizioni materiali della vita umana. Questo sforzo non sempre è stato riconosciuto o almeno non sempre gli è stato attribuito il posto che gli spetta nella storia della vita di Bacone. Fu Macaulay a porlo acutamente in luce nel suo ‘Lord Bacon’ (1837), saggio sovente eccessivo ed errato nelle sue conclusioni; e più precisa definizione diede il Marx in una nota del ‘Capitale’ (1867), in cui, parlando di Bacone e di Descartes, afferma che “essi anticiparono una trasformazione nella forma della produzione, e l’assoggettamento pratico della natura all’uomo, come risultato del mutato modo di pensare”. Recenti indagini sulla vita dell’epoca tanto ad opera di cultori di storia economica come il Nef (‘Industry and Government in France and England, 1540-1640’) o di storia delle idee come R.K. Merton (‘Science in Seventeenth Century England’, in ‘Osiris’, vol. IV, 1938) aiutano a comprendere quali fossero i legami tra il pensiero di Bacone e la vita dei suoi tempi. Quando Harvey affermava ironicamente che Bacone scriveva di filosofia come un Lord cancelliere, c’era nelle sue parole una verità più profonda di quanto egli non credesse. Tutto il pensiero di Bacone ha il sapore poco libresco dell’opera di un uomo che traccia progetti per l’esecuzione più che per farne oggetto di lettura”